Coronavirus, i sindaci non sanno chi sono i contagiati, ma devono fornire loro servizi: come?

26 marzo 2020 | 11:21
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Coronavirus, i sindaci non sanno chi sono i contagiati, ma devono fornire loro servizi: come?

Quando la privacy ostacola l’amministrazione pubblica

Imperia. Stop alla diffusione dei dati delle persone contagiate da Covid-19 che si trovano in quarantena a domicilio. Lo ha deciso  il commissario straordinario Walter Locatelli per tutelare la privacy dei pazienti sulla base di una nota nazionale in cui è scritto che nell’attesa «di un confronto sulla tematica tra l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) e le Regioni, esorta i presidenti delle Regioni a sospendere l’invio dei dati alle amministrazioni comunali».

Da oggi, dunque, i sindaci, che rappresentano l’autorità sanitaria di una città, non potranno conoscere né i nominativi né gli indirizzi dei malati posti in sorveglianza attiva. Questione di privacy. Il primo problema che si pone sono i controlli: come faranno polizia locale e forze dell’ordine a verificare che i contagiati restino sempre chiusi in casa se non ne conoscono gli indirizzi?

Ma se non si vuole mettere in dubbio la buona fede dei Covid-19 positivi e il loro rigore nel rispettare la quarantena domiciliare, bisogna comunque sopperire ad altre problematiche. Il Comune è tenuto a smaltire come rifiuti speciali, i rifiuti prodotti dalle famiglie in cui c’è un caso di coronavirus conclamato. Quindi? Chi si occuperà del servizio di smaltimento rifiuti se l’amministrazione comunale non potrà indicare alla ditta incaricata della raccolta rifiuti gli indirizzi dove prelevarli? Una domanda al momento senza risposta.

E non è tutto. Essendo in quarantena, i Comuni devono garantire assistenza a chi è in sorveglianza attiva e occuparsi, ad esempio, della spesa a domicilio e del reperimento di farmaci.

Fino ad oggi, i nominativi delle persone contagiate non ricoverate in una struttura ospedaliera venivano comunicati dalla Asl ai sindaci. Da oggi, non sarà più possibile.