«Ma a chi interessa se casca un ponte», dopo la frase choc di Toscani arriva il mea culpa delle Sardine Ponentine

7 febbraio 2020 | 11:29
Share0
«Ma a chi interessa se casca un ponte», dopo la frase choc di Toscani arriva il mea culpa delle Sardine Ponentine

Tutto nasce dalla visita di alcuni attivisti alla corte di Luciano Benetton

Sanremo. Dopo la malaugurata frase di Oliviero Toscani arriva il mea culpa delle Sardine Ponentine. Queste si uniscono ai loro “compagni” (e le virgolette non saranno mai abbastanza) liguri nel stigmatizzare quel: «Ma a chi interessa se casca un ponte, smettiamola».

L’ovvio (e truce) riferimento è alla tragedia del Morandi e il famoso fotografo si era fatto scappare quella frase per difendere alcune sardine che avevano fatto visita a Luciano Benetton. Tra loro, lo scorso 4 febbraio c’era anche uno degli attivisti più rappresentativi: Mattia Santori, immortalato insieme al patron di Atlantia, con quest’ultimo alle prese con un braccio di ferro con il governo che vorrebbe sottrarre alla sua società la concessione per la gestione di diversi tratti autostradali. Toscani si era scusato in giorno dopo l’infausta battuta, sotto pressione dai giustamente indignati parenti delle vittime del crollo che il 14 agosto del 2018 portò via 47 persone sotto le macerie della struttura collassata.

Ed ecco che, alla fine, ieri sono arrivate le scuse anche delle Sardine liguri alle quali si uniscono anche le Ponentine. «E’ stato difficile per noi, a caldo, esprimerci sulla vicenda che ci ha travolto in questi giorni, perché ci sembrava che ogni dichiarazione pubblica potesse essere fraintesa e strumentalizzata – si legge nel comunicato ufficiale di Sardine Liguria – Un’immagine è un simbolo, più potente di ogni possibile giustificazione. Quell’immagine l’abbiamo da subito considerata un errore, sicuramente commesso in buona fede, ma un errore.E per rimediare agli errori servono delle scuse.

Abbiamo assistito con sofferenza all’impatto che questa immagine ha avuto sui cittadini di Genova e della Liguria, perché noi stessi ne siamo parte e conviviamo con una ferita che non ha eguali nella storia recente della nostra città.
Ci siamo confrontati a lungo, tra noi e con i rappresentanti di altre regioni, soprattutto con i diretti interessati.

Oggi abbiamo deciso di scrivere queste righe perché anche il silenzio è sbagliato e si presta a equivoci e condanne che come genovesi e liguri che condividono dal 14 agosto 2018 lo strazio del crollo sentiamo di non meritare. Intendiamo queste parole, frutto di una riflessione condivisa, come un segno di rispetto e solidarietà nei confronti di tutte le vittime del crollo, ma soprattutto un segno di appartenenza ad una intera città dolente che sta ancora aspettando giustizia».