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Imperia, morte di Bohli Kayes. Assolti i due carabinieri accusati di omicidio colposo

26 febbraio 2020 | 12:23
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Imperia, morte di Bohli Kayes. Assolti i due carabinieri accusati di omicidio colposo

«Il fatto non costituisce reato»

Imperia. Il giudice monocratico Laura Russo ha assolto stamani “perché il fatto non costituisce reato” Fabio Ventura e Gianluca Palumbo: i due carabinieri della compagnia di Sanremo (stazione di Santo Stefano al Mare) accusati di omicidio colposo per la morte di Bohli Kayes, un tunisino di 26 anni, deceduto il 6 giugno del 2013, nelle concitate fasi dell’arresto per droga avvenuto a Riva Ligure, in provincia di Imperia.

Trovato con alcuni grammi di sostanza stupefacente, il tunisino era stato arrestato dai militari, finiti poi a processo con l’accusa di averlo fatto morire per asfissia durante le manovre di bloccaggio visto che il 26enne continuava a resistere all’arresto.

Due le perizie medico legali eseguite durante il processo: una da parte del dottor Francesco Traditi, l’altra del medico legale Lorenzo Varetto, di Torino. Il magistrato ha tenuto conto della seconda, in ordine di tempo, in base alla quale non esisterebbe nesso causale tra la morte di Kayes e le attività dell’arresto.

Le motivazioni della sentenza verranno depositate tra 90 giorni. Gli avvocati della parte civile (famiglia di Bohli Kayes) hanno preannunciato che potrebbero fare Appello in sede civile.

«Confidavamo dall’inizio nell’esito di questa vicenda – afferma l’avvocato Vittorio Pendini, che assiste Vetura -. Una causa che avevo assunto con il compianto amico Fabrizio Spigarelli, difensore che aveva subito le parti più negative di questo processo. All’inizio, infatti, c’era soltanto una perizia del pm senza contraddittorio, che secondo noi mostrava da subito un limite: quello del mancato avviso alle parti». La formula «perché il fatto non costituisce il reato» lascia comunque aperta la strada, in ipotesi, a una causa civile per una richiesta di risarcimento danni: «Non rappresenta un diritto alla causa civile, ma non sbarra la porta – spiega il legale – al riconoscimento di una responsabilità patrimoniale, che non è detto sia nei confronti dei singoli militari».