Coronavirus, chiuso il terzo piano dell’ospedale di Bordighera. Tomatis: «Qual è il motivo?»
«Non ci sono dati oggettivi che giustifichino una tale organizzazione se non quello di recuperare del personale sopprimendo dei servizi»
Imperia. «Non si comprende se la Dirigenza dell’ASL 1 imperiese sia in grande confusione organizzativa o se “furbescamente” tenti di sopperire alla grave carenza di organico». Lo dichiara Tiziano Tomatis, segretario generale CGIL-FP Imperia, che aggiunge: «Bene, nella giornata di oggi, senza aver peraltro nessun dato oggettivo, nessuna positività riscontrata nel nostro territorio, la Dirigenza dell’ASL presenta un piano per l’Emergenza che rappresenta, per lo meno per come strutturato, una situazione drammaticamente peggiorata per non dire allarmante».
«La cosa assai strana e che fa nascere una sorta di lecito dubbio è – aggiunge – Che non ci sono dati oggettivi che giustifichino una tale organizzazione se non quello di recuperare del personale sopprimendo dei servizi. La chiusura del terzo piano di Bordighera ne è l’esempio, verrà chiuso per lasciarlo libero per ospitare, non si sa bene chi o che cosa, così come non si comprende la decisione di inviare infermieri del territorio a fare tamponi ai pazienti al domicilio ma, con quale criterio e a chi?, istituire al piano terra del padiglione Giannoni dell’Ospedale di San Remo un controllo solo per quei pazienti con problemi respiratori utilizzando Infermieri reperibili e un Infettivologo mentre sarebbe più efficiente ed efficace utilizzare il controllo su ogni presidio utilizzando le “camere calde”, salvaguardando così non solo possibili contaminazioni tra la popolazione e gli operatori ma anche evitando di chiudere reparti, servizi e mantenendo le attività ordinarie di assistenza e cura».
«Tutto ciò favorisce il pensiero che forse la paventata privatizzazione di Bordighera non sia più possibile e che quindi diventerebbe troppo oneroso o addirittura impossibile sostenere il presidio ospedaliero e quindi una riduzione (tagli) sui costi avrebbe una sua logica. Sicuramente non sarà così ma, visto che sono ormai due anni che assistiamo solo a dei proclami pre elettorali senza veder nulla di nuovo, il dubbio, in circostanze come queste, diventa concreto – conclude il sindacalista -. Detto questo, nessuno intende sottovalutare l’emergenza ed è per questo motivo che si dovrebbe gestire seriamente, e la soluzione, come già accennato, per garantire e gestire l’emergenza non può che essere la più semplice e la più efficace, ossia allestire le cosiddette “camere calde”, da posizionare all’esterno dei tre presidi per filtrare ogni accesso agli ospedali, garantendo sicurezza e monitorando eventuali positività».