Vallecrosia, medaglia d’onore a Bernardino Ferrero: sopravvissuto ai campi di sterminio
Sarà consegnata alla vedova alla presenza del prefetto Intini
Vallecrosia. In occasione della Giornata della Memoria la città della famiglia consegnerà alla vedova di Bernardino Ferrero, Angela Canalis, la medaglia d’onore, istituita dalla presidenza della Repubblica, per i cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti dal 1943 al 1945.
«E’ una medaglia alla memoria di mio padre. E’ un’onorificenza che può essere richiesta da tutti i discendenti delle persone che sono state internate in Germania dopo l’8 settembre 1943» – dice Enrico Ferrero, il figlio di Bernardino. La consegna avverrà lunedì 27 gennaio alle 10.30 presso la colonna nei giardini di via San Rocco, che ricorda il campo di raccolta per gli ebrei operativo tra il febbraio e l’agosto del 1944, alla presenza del prefetto di Imperia, Alberto Intini, delle autorità cittadine, delle scolaresche e delle associazioni dell’arma. L’allocuzione sarà tenuta dalla scrittrice locale Paola Maccario.
«I cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti dal 1943 al 1945 al loro rientro in Italia perlopiù non sono stati né creduti né sostenuti e per questo molti di loro non hanno mai raccontato nulla di quel periodo – afferma Ferrero – La loro è stata una delle prime manifestazioni di resistenza ai nazisti e alla Repubblica Sociale Italiana».
«Mio padre ha raccontato qualche aneddoto di quel periodo durante la sua vita, ma erano tutti piuttosto tristi, alcuni anche drammatici – dichiara – Ad esempio ha raccontato di un ragazzino russo di circa 10-12 anni che si era addormentato al lavoro a causa della troppa stanchezza e così le SS lo impiccarono davanti a tutti gli altri prigionieri».
Bernardino Ferrero nacque nel 1919 a Torino e morì nel 2006 ad Alpignano, ma nella sua vita visse anche a Vallecrosia. Per lui la guerra incominciò i primi di marzo del 1940 quando ricevette la cartolina precetto che gli comunicava di presentarsi al distretto militare di Torino dove fu sottoposto a visita medica e assegnato ad un reparto. La sua avventura militare durerà più di cinque anni.
«Quando partì in guerra nel marzo del 1940 aveva vent’anni. È ritornato dalla Germania che ne aveva quasi 26. L’otto settembre aveva già la licenza firmata per tornare a casa in visita ai suoi parenti, ma lo stesso giorno venne catturato dai tedeschi e fu internato in Germania a lavorare in uno zuccherificio – racconta il figlio di Bernardino – Imparò subito il tedesco e visto che sapeva guidare, aveva infatti la patente, gli fu proposto di fare il kapó, ma lui si rifiutò. Da quel momento iniziarono a picchiarlo continuamente finché lui si ribellò e con una pala fratturò il naso a una SS. Di notte lo caricarono su un camion e lui pensò che lo avrebbero fucilato. Invece lo condussero in un sotto campo di Buchenwald, campo di concentramento. Restò lì fino all’aprile del 1945 quando gli eserciti alleati liberarono il suo campo. Da quel momento iniziò una lunga odissea per rientrare a casa nel luglio dello stesso anno. Quando partì militare pesava quasi 80 kg, quando ritornò a casa nel ’45 pesava neanche 40 kg».
Bernardino “Dino” Ferrero, artigliere dell’esercito italiano, dall’11 marzo 1940, tre mesi prima della dichiarazione di guerra alla Francia, fino alla fine della seconda guerra mondiale scrisse lettere e mandò cartoline alla sua famiglia, inviate dall’Italia, dalla Francia, dall’Albania, dalla Grecia e dalla Germania. Dalla raccolta della sua corrispondenza, di fotografie, di documenti militari, di alcuni quotidiani dell’epoca nasce il progetto multimediale “Lettere dal fronte” che raccoglie la storia di Bernardino in quel periodo storico.