L’endorsement di Vittorio Sgarbi al sindaco Scullino. «Ventimiglia e Bordighera, città che hanno subito ingiuria»

11 gennaio 2020 | 08:29
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Tra una battuta e l’altra, ripercorrendo la storia dell’arte con un excursus dai fondi oro delle immagini sacre ai tagli sulla tela di Fontana, Sgarbi ha dedicato qualche minuto a Pistoletto

Ventimiglia. E’ iniziato ricordando il difficile periodo di Ventimiglia a seguito dello scioglimento del Comune, nel 2012, per presunte infiltrazioni mafiose, l’evento attesissimo del critico d’arte Vittorio Sgarbi che in un teatro comunale gremito ha raccontato il grande artista Raffaello, nell’anno a lui dedicato.

Accolto da applausi scroscianti, Sgarbi ha esordito ringraziando il pubblico: «Sento che questi applausi sono rivolti alla mia persona e non solo a Raffaello – ha detto – Per la difesa che ho fatto anche contro una prefettessa rispetto alla ingiuria inaudita di uno scioglimento per mafia del vostro Comune che è stato poi dimostrato inaccettabile».

«Il sindaco mi chiamava, ci sentivamo spesso, perché era chiaramente vittima, poi sarà un mezzo democristiano, immagino, quindi politicamente uno può discuterlo quanto vuole e va benissimo tutto, ma che non avesse nulla a che fare con la mafia è certo», ha detto Sgarbi, che è poi tornato sulla questione “Pistoletto”, che il sindaco Gaetano Scullino, appena rieletto, si è trovato ad affrontare: «Dopo che tutto è finito e lui (Scullino, ndr) ha avuto il giusto riscatto e la vostra città con lui, così come Bordighera, gli è capitato un altro incidente. Uno parte e dice: “Sai, io qui farei un parcheggio”. Te ne vai, ti cacciano fuori, sbagliando senza pagare con uno scioglimento ingiusto e tu torni, vai nel posto del parcheggio e dici: “Adesso ricominciamo (come Tortora) da dove eravamo rimasti”. Tu arrivi e ti dicono: “No, lei il parcheggio non lo può fare perché qui c’è un’opera d’arte”. Allora, l’opera d’arte sono dei sassi del cazzo, il bullo dell’arte contemporanea, che è mio amico, si chiama Pistoletto… che tra l’altro ha avuto delle buone idee, non voglio parlarne male. Siamo anche amici, benché potrebbe essere mio nonno, ma siamo stati amici tanti anni fa, io corteggiavo la sua fidanzata, una sua amica, come sarà finita potete immaginarlo».

Tra una battuta e l’altra, ripercorrendo nel frattempo la storia dell’arte con un brevissimo excursus dai fondi oro delle immagini sacre ai tagli sulla tela di Fontana, Sgarbi ha dedicato qualche minuto a Michelangelo Pistoletto, l’artista che con la precedente amministrazione guidata dal sindaco Enrico Ioculano, aveva donato a Ventimiglia l’opera “Il terzo paradiso”, installata su una grande aiuola al valico di frontiera di Ponte San Ludovico: luogo simbolo della libertà di movimento preclusa ai migranti, respinti dalla Francia.

«Questo singolarissimo artista (Pistoletto, ndr) riesce a fare una cosa che è una vera rivoluzione: in questi spazi (fondo oro, prospettiva, cubismo, taglio della tela…) lui sostituisce il fondo con uno specchio. Quindi Pistoletto ha avuto fortuna, è diventato miliardario, perché prende un’immagine, magari fotografica, la stampa su una lastra di specchio e quando ti vedi il quadro cambia sempre perché vedi te stesso – racconta Sgarbi – Quindi diventa l’infinito. Il tema dell’infinito è un tema che lo specchio evoca. Lui ha inventato gli specchi, è diventato miliardario, poi dopo 60 anni di specchi si è rotto i coglioni e ha detto: “faccio qualcos’altro. Cosa faccio? I sassi”. Anche lì è un’idea. “Vado a Ventimiglia, trovo uno spiazzo, che era fatto apposta per fare un parcheggio, e ci metto dei sassi del cazzo messi così, che sono un’opera d’arte”. Arriva il povero sindaco, uscito dalla mafia e ritrovatosi nella vita normale, e gli dicono: “Guarda, non puoi più fare il parcheggio perché ci sono i sassi”. Lui, che è un ragazzo semplice, dice: “I sassi si possono togliere”. “Tu vuoi togliere i sassi del Pistoletto, ma sarai uno stronzo? Non mafioso, ma stronzo”».

E ancora: «Poi mi chiama la stampa e mi dice: “Ma ha visto quel coglione di sindaco…che vuole fare un parcheggio al posto del capolavoro di Pistoletto”. E cosa è il capolavoro? Sono tre cerchi con dei sassi. E dico: “Ah ho capito, il capolavoro di Pistoletto è un capolavoro di merda”. “In che senso?”, “Nel senso che ha ragione il sindaco”. Questo ha risolto il problema. Perché qualunque critico d’arte avrebbe detto: “Che sindaco barbaro, non capisce l’arte”. No! E’ l’artista che non capisce un cazzo, non è il sindaco. Devo avere un’opera d’arte che mi blocca uno spiazzo… certo sempre meglio che fare speculazione, che fare brutte architetture… quindi può anche essere un modo per salvare un posto… ma scusa, prendi i sassi e li metti da un’altra parte: fai un disegnino di merda da un’altra parte… Avere trovato uno che come me non è legato ai luoghi comuni, ha salvato il sindaco per sempre: non è un barbaro, non è un criminale, ma è uno che poverino voleva fare un parcheggio e ha trovato dei sassi che sono un’opera d’arte sublime, meravigliosa… Certo poi ho pensato: ma dove li mette quei sassi, perché come fanno cagare lì, faranno cagare da un’altra parte… Questo non lo so. Poi ho letto i giornali, e pur dandomi ragione, il giornalista mi ha fatto ricordare che dall’altra parte c’è Macron. Perché se è vero che l’opera d’arte di Pistoletto è simile alla merda, anche Macron non è molto diverso da questo stesso».

Parlando della vicina Bordighera, che come Ventimiglia ha subito lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose, Sgarbi ha ricordato: «Una notte ho visto una giovane donna nel centro storico, da sola, era molto bella, e le ho detto: “Ma tu cosa fai qui?”, “Aspetto”, “Ma non hai paura?”. E mi ha risposto: “In che senso?”. Le dico: “Ma qui a Bordighera c’è la mafia”. “Ah davvero, non me n’ero accorta”. Ed era lì così, serena, non era preoccupata. Le vostre due città hanno avuto questa ingiuria».

Prima di dedicarsi al tema centrale dell’evento, l’arte di Raffaello, il critico d’arte ha speso alcune parole per ricordare l’occasione persa, sempre a Bordighera, del museo realizzato a Villa Margherita con la collezione di Angelo Terruzzi: «C’è stata anche la disattenzione della Provincia rispetto alla bella idea del mitico Terruzzi che aveva fatto Villa Margherita, che è un museo che è durato poco, un’altra bella cosa che concorreva alla Francia».