Il consigliere ventimigliese Palmero contro la partecipazione di Junior Cally al Festival: «É quanto di meno evolutivo esista»
«Scegliere di far salire sul palco un cantante che scrive: “L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa, c’ho rivestito la maschera”, stride decisamente con il senso che Amadeus voleva dare a questo Festival al femminile»
Ventimiglia. «Sono cresciuta ascoltando le canzoni del Festival. C’era sempre qualche canzone che ti regalava un’emozione. C’era anche chi provocava, la canzone divertente o l’artista sopra le righe, ma faceva tutto parte di un pacchetto per le famiglie, uno spaccato della nostra società».
Inizia con queste parole l’intervento del consigliere comunale ventimigliese Eleonora Palmero in merito della polemica che da giorni vede coinvolto il rapper per giovanissimi Junior Cally, i cui testi sono stati accusati di sessismo e violenza contro le donne.
«Io so di essere un’inguaribile romantica e che il mondo si evolve e va avanti – prosegue il consigliere -, ma non è questo il tipo di evoluzione che mi aspettavo. Junior Cally è quanto di meno evolutivo esista. Il testo incriminato per lo meno. Purtroppo il tema della violenza sulle donne è cosa nota, ma evidentemente non abbastanza se si riescono a produrre canzoni tipo “La strega”.
É proprio attraverso i giovani che si vuole educare ad un maggior rispetto della donna ed è proprio il pubblico di giovani quello a cui si rivolge la musica di Junior Cally. Il lavoro di sensibilizzazione che si sta facendo negli anni in merito a questo argomento da parte delle associazioni, ma non solo è grandissimo.
Un esempio è il ddl “Codice rosso” entrato in vigore il 09 agosto 2019, approvato grazie all’impegno soprattutto dell’ex Ministro Giulia Buongiorno. Il direttore artistico ha voluto puntare molto sulle donne quest’anno ed è una scelta che mi fa molto piacere ma allo stesso tempo scegliendo di far salire sul palco più famoso d’Italia un cantante che scrive canzoni in cui dice: “L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa, c’ho rivestito la maschera”, stride decisamente con il senso che voleva dare a questo Festival al femminile e quello che dovrebbe essere lo spirito di una kermesse per tutta la famiglia.
Sono stata contattata da alcune mamme e donne e mi voglio far portavoce del loro dissenso che è anche il mio, da donna e da politica, e auspico in un dietrofront dell’organizzazione in merito. E mi sento di dare un consiglio non richiesto: la vera provocazione non è nel portare artisti mascherati o che hanno come leitmotiv insulti e violenza nei loro testi, ma sono cantanti che smuovono le coscienze e ci portano a riflettere, e sogno ancora pezzi come “Signor tenente” o “L’amore rubato”».