Danni causati dalle calamità naturali, Mai: «Chiediamo adeguati risarcimenti per la pesca»

Pronte le modifiche normative
Genova. Risarcire adeguatamente anche i pescatori per i danni causati dalle calamità naturali. A chiederlo è l’assessore regionale alla Pesca, Stefano Mai. La richiesta arriva dopo i danni della mareggiata del 28 e 29 ottobre 2018 che ha duramente colpito le coste liguri e a seguito della quale si sono manifestati i limiti delle norme vigenti.
«Ho scritto al Ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, per arrivare a questo importante obiettivo. La mia richiesta è già stata condivisa dalla Commissione Politiche agricole della Conferenza Stato-Regioni. A oggi la pesca è esclusa da adeguati risarcimenti in caso di calamità naturale. La pesca è un’attività che dipende totalmente dal clima. Basta un mare molto agitato per bloccarne completamente le attività, se poi arrivano calamità naturali come è accaduto in questi anni, il risarcimento massimo che si può ottenere per i danni alle imbarcazioni, è di 20mila euro. Un’inezia» – dice l’assessore regionale alla Pesca, Stefano Mai.
«A oggi la pesca è garantita solamente dalla Misura n. 1 di Protezione civile, dalla quale si può ottenere appunto un risarcimento massimo di 20mila euro. Una cifra simile non è sufficiente per ristorare i danni che i pescatori hanno avuto alle imbarcazioni. Per fare un esempio, soprattutto di fronte a quei casi in cui la barca è affondata, un piccolo peschereccio usato in non ottime condizioni, arriva facilmente alle 100mila euro di valore, uno superiori a 15 metri di lunghezza, alle 250mila euro» – pronunzia.
«La pesca è un tassello importante della nostra economia e nel DNA del liguri, la traccia visibile e tangibile delle nostre tradizioni. Se continuiamo così, danneggiamo una nostra ricchezza fondamentale. Per questo motivo ho chiesto al Governo una soluzione e ho proposto tre vie per farlo: Che sia aumentata la soglia de minimis della Misura n. 1 in maniera tale da ampliare il massimale da destinare al singolo risarcimento. Nell’ipotesi che questa soluzione non fosse possibile, chiedo di ammettere in deroga i pescherecci nelle tipologie di risarcimento previste dalla Misura n. 2, che conta risarcimenti fino a 450 mila euro. Qualora anche questo non fosse possibile, chiedo di finanziare e attuare il Fondo nazionale di solidarietà. Delle tre, almeno una deve essere realizzata. Non possiamo penalizzare il comparto della pesca» – dichiara.
«Sono diversi mesi che lavoro attivamente per questo risultato. La Misura n. 1 di Protezione civile consente di finanziare le “macchine e attrezzature” danneggiate, ma con un limite massimo di 20mila euro. La Misura n. 2, invece, che ha un limite previsto ai 450mila euro, non risulta accessibile per risarcire mezzi quali i pescherecci, perché esclude i “beni mobili registrati”. Per intenderci, per uno stabilimento balneare si può ottenere fino a 450mila euro, per un peschereccio 20mila. Stiamo parlando di attività in cui il mezzo dell’imbarcazione non è ausiliare, ma fondamentale. Senza barche non si pesca. Per tutto ciò, inoltre, si deve tenere conto del fatto che in una regione come la Liguria, parliamo di mezzi che per tipo e dimensione sono facilmente soggetti alla forza del mare» – afferma.