Bracconaggio a Triora, altri sette cacciatori indagati nell’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco

3 dicembre 2019 | 20:00
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Bracconaggio a Triora, altri sette cacciatori indagati nell’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco

Gli investigatori hanno utilizzato pedinamenti e intercettazioni telefoniche, tramite l’utilizzo di “trojan”

Triora. Altri sette cacciatori risultano coinvolti nell’inchiesta per bracconaggio che ha portato ai domiciliari Massimo Di Fazio, 46enne sindaco di Triora dal giugno del 2018. La Procura ha contestato a Di Fazio anche l’utilizzo del fucile da caccia, che non avrebbe potuto detenere in quanto, nel maggio del 2010, gli era stato revocato il porto d’armi a seguito di un primo arresto, sempre per il reato di bracconaggio. Anche se, successivamente, venne assolto con formula piena.

Tre gli episodi contestati all’indagato: tutti risalenti al gennaio scorso. Secondo l’accusa, Di Fazio avrebbe partecipato assieme ad altri sette cacciatori a battute di caccia al cinghiale al di fuori del periodo venatorio stabilito dalla legge. Le indagini della Polizia postale di Imperia si sono basate su pedinamenti e intercettazioni telefoniche. Per queste ultime, gli agenti hanno utilizzato dei ‘trojan’ grazie ai quali sono riusciti ad ascoltare alcune telefonate intercorse tra Di Fazio e gli altri cacciatori coinvolti nell’inchiesta. Appuntamenti per le battute di caccia presi al telefono e affermazioni quali «ne abbiamo preso uno (di cinghiale, ndr)», sono tra le prove raccolte dagli inquirenti.

Ieri l’inchiesta è arrivata al culmine, con la perquisizione da parte della Polizia postale, insieme con i carabinieri forestali, dell’abitazione del sindaco e del suo ufficio in Comune.

Di Fazio, difeso dagli avvocati Simona Bertoldo e Alessandro Moroni, comparirà venerdì alle 11 davanti al gip Anna Bonsignorio del Tribunale di Imperia per l’interrogatorio di garanzia.