Rivieracqua, la protesta dei sindacati e dei dipendenti accoglie l’arrivo dei sindaci

27 novembre 2019 | 09:41
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L’assemblea dell’Ato idrico si apre con la manifestazione dei lavoratori

Sanremo. L’assemblea dei sindaci convocata per questa mattina alle nove per discutere delle sorti di Rivieracqua con il nuovo commissario dell’Ato idrico imperiese, la dottoressa fiorentina Gaia Checcucci, è stata accolta a Palazzo Bellevue dalla protesta dei sindacati, Cigl, Cisl e Uil, uniti nella vertenza che coinvolge in primis il futuro delle dipendenti del laboratorio di analisi della società pubblica provinciale e, indirettamente, il fronte di tutti i lavoratori, siano essi impiegati direttamente in Rivieracqua, nelle società dei Comuni o nelle imprese edili creditrici.

All’ordine del giorno c’è il destino del consorzio dell’acqua pubblica che si trova ad affrontare da alcuni anni il costante rischio di un tracollo finanziario. Con il fiato sospeso ci sono anche tanti operai impiegati nelle imprese che hanno lavorato a credito per tappare le perdite all’acquedotto imperiese.

Prima dell’inizio dell’assemblea, il sindaco Alberto Biancheri, in veste di rappresentante del Comune capofila, ha invitato una delegazione dei sindacati e delle imprese creditrici a incontrare il nuovo commissario. Successivamente è iniziata la discussione, a porte chiuse, tra gli amministratori locali.

L'assemblea dell'Ato idrico si apre con la manifestazione dei lavoratori
(Gaia Checcucci)

«Le tre lavoratrici impiegate nel laboratorio di analisi non sanno ancora cosa sarà di loro il tre di dicembre, quando, informalmente, ci è stato detto che cesserà il servizio interno all’azienda, spiega il segretario provinciale della Cgil Fulvio Fellegara. Chiediamo garanzie sul destino del personale.

Siamo preoccupati per la società, per i lavoratori diretti e per le aziende che con Rivieracqua lavorano, alcune delle quali vantano crediti per oltre un milione di euro. Richiamiamo tutti a un forte senso di responsabilità. Che la politica si adoperi per salvare l’azienda, nella speranza che essa rimanga pubblica e locale. C’è stato un referendum che deve essere rispettato. Ovviamente – conclude Fellegara – se l’alternativa al salvataggio pubblico dovesse essere il fallimento, qualsiasi soluzione sarebbe da considerarsi come la meno peggio».

(Notizia in aggiornamento)