Rivieracqua, i dipendenti minacciano lo sciopero. Mangiante: «Protesta giustissima, la politica decida o falliremo»

21 novembre 2019 | 10:51
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Rivieracqua, i dipendenti minacciano lo sciopero. Mangiante: «Protesta giustissima, la politica decida o falliremo»

Il tribunale di Imperia ha fissato l’udienza pre-fallimentare chiesta da Amat per il 20 dicembre

Sanremo. Mercoledì prossimo, 27 novembre, si terrà a Palazzo Bellevue un’attesa assemblea dei sindaci che sta tenendo tutti con il fiato sospeso. La politica è chiamata a decidere, ora più che mai, sull’ipotesi di ingresso di soci privati all’interno di Rivieracqua. A mettere pressione affinché si arrivi a un dunque prima che la società fallisca, si inserisce la minaccia di una contestazione spontanea da parte dei dipendenti sia del consorzio provinciale che di Amaie. Le sigle sindacali unite, infatti, hanno prospettato ai vertici aziendali di essere pronti alla mobilitazione che, visto i tempi stretti, non prenderà le forme di un vero e proprio sciopero (non ci sono i giorni di preavviso previsti dalla legge per indirlo) ma si affiderà all’adesione spontanea del personale, preoccupato per lo stato delle cose e per il proprio posto di lavoro.

Il tribunale di Imperia, intanto, ha fissato ieri l’udienza per la discussione dell’istanza pre-fallimentare presentata da Amat nei confronti di Rivieracqua. Qualora i sindaci non dovessero trovare una quadra entro questo mese, si potrebbe concretizzare per davvero il temuto fallimento. Uno scenario preso in considerazione anche dal nuovo commissario dell’Ato idrico Gaia Checcucci, la quale sarà presente mercoledì per illustrare all’assemblea dei sindaci le due ipotesi sul tavolo. La peggiore, il fallimento, e il “piano B” che ormai è dato per essere l’unica via d’uscita: indire una gara per l’ingresso di un socio privato all’interno della compagine sociale di Rivieracqua al fine di iniettare la liquidità necessaria non solo per andare avanti  e per pagare i creditori, ma sopratutto per mettere mano al piano di investimenti approvato dalla Provincia del valore di 450 milioni di euro.

«Sciopero giustissimo e che condivido in pieno», a dirlo è il presidente Gianalberto Mangiante che lancia una sponda ai lavoratori: «Se stiamo andando avanti è solo grazie alla loro abnegazione. Detto ciò, dobbiamo prendere atto del fatto che il piano che prevedeva l’esclusivo intervento pubblico per il risanamento di Rivieracqua porterebbe la società a un punto zero ma non garantirebbe gli investimenti previsti nel piano economico finanziario. Questo va ribadito. Oggi come oggi non c’è soluzione diversa al controllo pubblico ma l’ingresso del socio privato, di minoranza, potrebbe consentire di poter iniziare concretamente quella serie di investimenti necessari. Socio che sarebbe da individuarsi attraverso una gara.

Non bisogna strumentalizzare le situazioni, conclude Mangiante. E’ inutile parlare sempre della debolezza di Rivieracqua quando abbiamo enormi crediti verso i Comuni che sono i primi a non pagarci. Si faccia un sano ragionamento politico nella sede della conferenza dei sindaci e si dica: il percorso pubblico non ha dato gli effetti sperati. Forse è stato male articolato fin dall’inizio. Noi abbiamo fatto il possibile e l’impossibile per tenere Rivieracqua operativa ma non si può andare a oltranza. Se non si troverà un’intesa, saremo noi stessi a dover chiedere il fallimento in proprio».