Riqualificazione del Porto Vecchio, a inizio 2022 la posa della prima pietra

15 novembre 2019 | 12:37
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Riqualificazione del Porto Vecchio, a inizio 2022 la posa della prima pietra

L’utile netto previsto per il privato è sceso dai 26 milioni iniziali a 7

Sanremo. La posa della prima pietra della riqualificazione del Porto Vecchio, se tutto dovesse filare liscio, dovrebbe avvenire a inizio del 2022 mentre i lavori non termineranno prima del 2026. Passeranno, quindi, ancora almeno due anni prima di vedere il progetto scelto dall’amministrazione comunale prendere forma nella realtà.

E’ questo il primo dato emerso questa mattina in Comune dove si è tenuta la seconda delle tre commissioni consiliari deputate a valutare i dettagli architettonici e finanziari della proposta di restyling presentata dalla cordata facente capo all’imprenditore Walter Lagorio.

La concessione demaniale delle aree è di 65 anni, di cui 4 per lavori e 61 di operatività. L’iter amministrativo che sfocerà nel bando europeo prevede, dopo l’approvazione da parte del parlamentino matuziano che dovrebbe avvenire entro novembre, la convocazione della conferenza dei servizi preliminare nella quale ogni ente coinvolto – dalla capitaneria di porto ai vigili del fuoco – potrà inserire delle prescrizioni vincolanti, eventualmente tali da cambiare il progetto anche radicalmente. Il definitivo sarà invece allegato in fase di gara. A seguito dell’aggiudicazione dei lavori si terrà l’ultimo step: un’altra conferenza dei servizi in seduta deliberante.

Alla presenza dell’avvocato della Porto di Sanremo Srl, i consiglieri comunali hanno affrontato in particolare gli aspetti economici dell’operazione di partenariato pubblico-privato. Se in prima battuta i proponenti avevano presentato un piano finanziario che prevedeva utili netti, basati sui 65 anni di gestione, di 26 milioni di euro, a seguito dei correttivi richiesti dall’amministrazione questo dato è sceso a 7 milioni.

A questo proposito, l’ufficio lavori pubblici ha optato per non andare oltre nelle richieste al privato, per non minare alla radice la sostenibilità economica dell’intera operazione. Secondo autorevoli pareri – ha spiegato l’ingegner Burastero – rispettando in pieno le linee guida dell’Anac che vorrebbero il valore dell’utile netto attualizzato (VAN) pari a zero, ci sarebbe il rischio che per vincere l’appalto qualcuno possa finire per scendere sotto la soglia minima necessaria all’imprenditore per ripagarsi l’intervento. Degli ulteriori correttivi relativi ai tempi della concessione o alla pretesa di altre opere pubbliche, saranno applicate in fase di gara.

Capitolo garanzie per la collettività. Per evitare di finire in una situazione simile a quella della vicina Ospedaletti, dove il porto si è interrotto bruscamente e giace incompiuto da oltre 10 anni, il privato si deve impegnare a far visionare da una società specializzata il proprio piano economico finanziario e a rilasciare garanzie definitive pari al 10% dell’importo dei lavori in favore del municipio. In sostanza una fidejussione di circa 5/6 milioni.

Cosa accadrebbe se in fase di scavo saltasse fuori qualcosa dal terreno: inquinanti o beni storici architettonici da tutelare. Fino a 1,2 milioni sarà onere del privato farsi carico dei lavori straordinari. Superata questa soglia, il concessionario avrà diritto di chiedere una modifica al piano economico finanziario.