Processo Breakfast, Scajola: «Mi sono mosso sempre in modo legale»
«Pm non ha tenuto conto di quanto emerso durante il processo»
Reggio Calabria. «Dopo cinque anni e mezzo si è oggi arrivati finalmente alle conclusione del pubblico ministero che non ha assolutamente guardato l’esito del processo e delle testimonianze. Di positivo, se così possiamo dire, c’è che il castello accusatorio principale nei miei confronti è già caduto nella stessa sua richiesta. Sul resto ribadiremo punto per punto, con i miei avvocati, tutto ciò che non è stato considerato da parte del pm».
A dichiararlo, a caldo, al termine della requisitoria del procuratore aggiunto di Reggio, Giuseppe Lombardo, è il sindaco di Imperia ed ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, per il quale il pm ha chiesto una condanna a 4 anni e 6 mesi per il reato di procurata inosservanza della pena. Secondo Lombardo, Scajola avrebbe favorito la latitanza di Amedeo Martacena. Per l’ex ministro, comunque, la pubblica accusa ha chiesto l’esclusione dell’aggravante mafiosa.
Dall’aula bunker di Reggio, Scajola commenta: «Non posso che dire che io mi sono interessato affinché, in modo legale, attraverso l’ambasciata, potesse essere verificato se c’era la possibilità, e si rientrava nelle casistiche, per poter aver l’asilo politico. Tutto qua. D’altra parte il fatto stesso che non abbia ancora avuto (Matacena, ndr) l’estradizione da Dubai fa riflettere. Detto questo non posso che dire che il processo è durato cinque anni e mezzo, ha creato un clamore enorme e in qualche modo si è arrivati alla fine. Certo è che la richiesta di condanna per procurata inosservanza di pena dove lui (sempre Matacena) è a Dubai, era a Dubai e non si è mosso da Dubai, non posso che dire che mi lascia perplesso. Ma questo è il processo. Sentiremo le difese che saranno punto per punto puntuali, poi attenderemo con serenità la sentenza».
L’avvocato Patrizia Morello