Processo Breakfast, oggi il pm formulerà la richiesta di pena nei confronti di Claudio Scajola
In una requisitoria fiume, il procuratore aggiunto sembra anticipare una prossima inchiesta: quella per collegare Scajola a Dell’Utri
Reggio Calabria. E’ attesa stamane la richiesta di pena che il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo formulerà nei confronti dell’ex ministro dell’Interno e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola, imputato insieme ad altri nel cosiddetto ‘Processo Breakfast‘ e accusato di procurata inosservanza della pena per il presunto tentativo di favorire la latitanza di Matacena.
Nel corso di una requisitoria fiume, suddivisa in due udienze (il 14 e il 28 ottobre scorsi), il pm ha più volte richiamato la figura di Scajola. «Non poteva non sapere, anzi, era a perfetta conoscenza dello stato di ricercato dell’ex parlamentare Amedeo Matacena, dopo la condanna definitiva della Corte di Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa», ha detto, riferendosi all’ex ministro all’inizio della requisitoria con la quale il magistrato ha ricostruito il presunto disegno criminale portato alla luce dalla pubblica accusa.
Dall’aula bunker di Reggio Calabria, dove si è svolto il processo, Lombardo ha parlato della «presenza di una rete strutturata a protezione di Matacena, in cui tutti i protagonisti della vicenda avevano un ruolo preciso da assolvere. Scajola ha fornito un contributo importante a Matacena per sottrarsi alla legge in perfetta consapevolezza».
E non solo. Lombardo ha insistito sul fatto che Scajola fosse a conoscenza anche della latitanza di Marcello Dell’Utri, latitanza che il pm definisce parallela a quella di Matacena: «Nessuno parla di Dell’Utri latitante come fa Claudio Scajola nelle intercettazioni con Vincenzo Speziali», dice il pm. E ancora, parlando di una conversazione intercettata il 7 febbraio 2014 tra Scajola e Speziali: «Ci dimostra quanto sia risalente l’operatività su un determinato fronte, cioè la possibilità di individuare nella Repubblica del Libano uno Stato in cui far trasferire latitanti per mafia, in cui alle perplessità dello Scajola sulla fattibilità dello spostamento del Matacena dagli Emirati Arabi al Libano, Speziali rispondeva: ‘Ho fatto una cosa più difficile, quella per Sergio, figurati questa’».
Parole pesanti, quelle utilizzate dal procuratore aggiunto per avvalorare la tesi accusatoria nei confronti dell’attuale sindaco di Imperia: «Vincenzo chiama Claudio e gli dice che è arrivato a Beirut. Claudio va direttamente al discorso di Dell’Utri e gli dice che probabilmente quel reato non rientra tra quelli previsti per l’estradizione. Ma di che cosa stiamo parlando? Della normativa emiratina o della normativa libanese? Perché anche su questo si è volutamente generato un equivoco […]. Qui abbiamo un dato di grande rilievo che non può non essere colto e cioè che Scajola si sta preoccupando della normativa libanese in relazione a una fattispecie di reato che ha scarsa corrispondenza nelle discipline penalistiche sostanziali estere. […] E’ chiaro che in normative che non hanno la sensibilità sul fronte antimafia che abbiamo in Italia, per tutta una serie di motivi che non sto qui a ricorda a voi, la problematica può sorgere, soprattutto se in determinati contesti è difficile cogliere ancor prima del concorso di persona nel delitto associativo di stampo mafioso lo stesso delitto associativo di tipo mafioso. E Claudio Scajola lo sa perché è un uomo di Stato, lo sa che sono anni che si dibatte su questi temi».
Lombardo legge poi il contenuto di un’intercettazione, in cui Scajola domanda a Speziali: «’Visto che stanno montando la panna, ma mi pare che però probabilmente nel trattato non ci sarà, forse, quel reato nell’estradizione, no?’». «Ci dimostra – commenta il pm – che Claudio Scajola in favore di Matacena non sta combattendo una battaglia persa, ma Claudio Scajola è perfettamente consapevole che l’operazione che si sta portando avanti per favorire Matacena è un’operazione che può dare frutti importanti alla luce di quelle che sono le difficoltà interpretative che si riscontrano nel delitto di concorso esterno in associazione di tipo mafioso».
Intercettando una telefonata tra Speziali e Scajola, si sente il primo dire all’ex ministro: ‘Menomale che nessuno ti ha collegato a Marcello’. «Ma che cosa c’entra Scajola in relazione alla vicenda Dell’Utri? Questa è la domanda che avevo in mente di porre a Speziali se non si fosse avvalso. Che cosa c’entra? E visto che si è avvalso, io a questa domanda devo rispondere sulla base degli atti del processo, […] Il fatto che c’entri non dipende da una risposta non data, dipende da una affermazione che in caso contrario non avrebbe alcun senso. […] Noi ci troviamo di fronte ad una affermazione che ha un peso enorme nella complessiva dinamica ricostruttiva che si porta avanti in questa sede e cioè da un discorso in cui si parla di Marcello e di quello che succederà a Marcello, si arriva ad una frase di Speziali che dice: ‘Grazie a Dio non ti hanno ricollegato a Marcello’. E ‘Grazie a Dio che non ti hanno ricollegato a Marcello’ nel mio linguaggio ovviamente di strada significa che un collegamento tra te e Marcello c’è, ma nessuno lo ha scoperto. E neanche noi lo abbiamo scoperto, questa è la verità, aggiungendo però una precisazione doverosa: non lo abbiamo scoperto fino a ora».