Processo Breakfast, difensore Scajola: «Assolvetelo perché il fatto non sussiste»
Lunedì prossimo i legali degli altri imputati, sentenza a gennaio
Reggio Calabria. L’assoluzione «perché il fatto non sussiste» dell’ex ministro e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola è stata chiesta dal suo legale, l’avvocato Elisabetta Busuito, a conclusione della sua arringa difensiva davanti ai giudici del Tribunale di Reggio Calabria, dove Scajola è imputato di procurata inosservanza della pena in favore di Amedeo Matacena, ex deputato di Forza Italia, latitante in Dubai dopo una condanna definitiva a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo rende noto l’agenzia Ansa.
Nei confronti di Scajola, il pm, il procuratore aggiunto della Dda reggina Giuseppe Lombardo, ha chiesto la condanna a
quattro anni e sei mesi di reclusione. Secondo l’avvocato Busuito, Scajola «non avrebbe mai operato» per aiutare Matacena a sottrarsi alla legge attraverso una rete di fiancheggiatori nel tentativo di fargli raggiungere Beirut dopo la permanenza a Dubai, di cui farebbero parte, oltre Scajola, la moglie dell’ex parlamentare, Chiara Rizzo, e gli ex dipendenti dei Matacena, Martino Politi e Maria Grazia Fiordelisi, anche loro imputati nel processo denominato “Breakfast”.
Nella vicenda è risultato anche coinvolto l’uomo d’affari originario di Catanzaro Vincenzo Speziali, da tempo residente in Libano e sposato con una nipote del capo della fazione cristiano-maronita Amin Gemayel, che ha già patteggiato una pena ad un anno di reclusione, ritenuto dall’accusa come un personaggio in grado di garantire la permanenza in Libano di
Matacena.
L’ex ministro dell’Interno aveva sempre affermato di «essersi solo informato» della possibilità di una richiesta di asilo
politico in favore di Matacena attraverso i canali ufficiali, ma
senza alcun risultato.
Il processo riprenderà lunedì prossimo, giorno in cui interverranno i difensori degli altri imputati. La sentenza è cprevista entro la prima metà del prossimo mese di gennaio.