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Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, cos’è e quale incidenza nell’Imperiese

3 novembre 2019 | 10:21
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Intervista a Monica Conversano, referente per la provincia Imperia e per la regione Liguria di Aifa Onlus

Imperia. Ci sono bambini che più di altri fanno disperare genitori e insegnanti. Non sono semplicemente vivaci, sono letteralmente dei terremoti: non stanno mai fermi, hanno scarsa concentrazione, interrompono quando si parla e sono difficili da gestire. Sono i bambini affetti dal Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, sindrome scoperta negli anni recenti di cui ci parla in quest’intervista Monica Conversano, referente per la provincia Imperia e per la regione Liguria dell’Associazione italiana famiglie Adhd –Aifa Onlus.

Cosa c’è dietro la sigla Adhd? «Adhd sta per Attention deficit hyperactivity desorder, ovvero, in italiano, Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività. Tre sono i sottotipi a cui la sigla si riferisce, solo attenzione, solo impulsitività/iperattività, e presentazione combinata in cui sono presenti tutti e tre i sintomi: inattenzione, impulsività e iperattività».

Quali sono le caratteristiche del disturbo da Adhd? «Parliamo di un disturbo dell’autoregolazione cognitivo comportamentale, cioè la difficoltà a controllare l’attenzione, l’impulsività e l’attività motoria quindi quella capacità di controllo sul pensiero e le azioni, sulle emozioni e controllare il proprio comportamento che si traduce in una serie di difficoltà nel gestire i compiti della vita quotidiana. Difficoltà a seguire le regole di comportamento, difficoltà a socializzare con i coetanei, scarsa pianificazione, parlare eccessivamente, non portare a compimento ciò che si cominciato, mantenere attiva la motivazione, inefficace senso del tempo, difficoltà ad aspettare a posticipare la gratificazione, bassa tolleranza alla frustrazione. Tutto ciò comporta un rendimento inferiore a scuola, nonostante le potenzialità, bassa autostima, rifiuto sociale e disturbo del comportamento con una riduzione della qualità della vita».

Come si riconosce il bambino affetto da questo disturbo? «A seconda del sottotipo. Il bambino iperattivo è il più riconoscibile, perché è il bambino che disturba, che non riesce a stare fermo. Il bambino iperattivo/impulsivo insieme, invece, è il bambino che non aspetta, che ha una risposta improvvisa e ha un grave disturbo dell’autocontrollo. Poi c’è il bambino disattento. Generalmente soffrono di questo disturbo le bambine, le più difficili da diagnosticare in quanto sono quelle che vagano nei loro pensieri e non riescono a mantenere l’attenzione a lungo su quello che stanno facendo».

La Adhd è curabile? «Si può trattare: sappiamo che il 20% dei casi regredisce da sé, il 50% prosegue la propria vita convivendo con il disturbo, e il 15% dei casi, invece, ha un’evoluzione molto grave e si parla spesso di dipendenze».

Riconoscere il disturbo precocemente, quanto è importante? «La diagnosi precoce è importantissima: permette di lavorare fin da subito con il bambino e di preservarne la sfera dell’autostima. Il trattamento raccomandato è quello multimodale che coinvolge tutte le figure che gli ruotano intorno e che salvaguardia la qualità della vita sia da bambino che da adulto».

Qual è l’incidenza dell’Adhd sul territorio regionale e provinciale? «Su una stima internazionale del 5% per la fascia di età tra i 6 e i 17 anni, in Liguria possiamo stimare 7491,5 casi e in provincia di Imperia  di 1021,7 casi, di cui, quelli più gravi, ovvero che richiedono sia un trattamento farmacologico che psicoterapeutico, su una stima nazionale dell’1% dovrebbero essere intorno ai 200 bambini. Considerando invece gli adulti, quindi la fascia di età tra i 18 e i 67 anni, su un’incidenza del 2,5%, sul territorio regionale le stime parlano di 23886 casi e su quello provinciale di 3327. Questo fermo restando che nella nostra regione non abbiamo adulti diagnosticati».

Come è avvenuto il suo incontro con l’Adhd? «Sono la mamma di un bambino diagnosticato. Quando è stato diagnosticato, aveva dieci anni, non ho incontrato nessuno che mi aiutasse, che mi desse informazioni. Ho poi scoperto Aifa e mi sono avvicinata ad essa con il desiderio di aiutare i genitori come me e a cui cui oggi io mi pongo come un punto di riferimento».

Cosa consiglia ai genitori che hanno appena scoperto che il figlio soffre di questo disturbo? «Citando uno dei massimi ricercatori dell’Adhd, direi loro di diventare genitori scientifici, di studiare e informarsi perché la ricerca è in continuo aggiornamento».