Sanremo, la struggente lettera d’amore di un ragazzo alla sua ex fidanzata

«Ti sei appropriata di ogni mio singolo pensiero»
Sanremo. Un nostro lettore che si firma ironicamente “uno scemo”, ci scrive questa struggente lettera d’amore indirizzata alla donna con la quale era legato: «Un giorno tra tanti milioni di fili, il burattinaio del fato ha deciso di ordire una tela con i nostri destini. Così dal quel momento come le rondini in primavera si impadroniscono del cielo, tu ti sei appropriata di ogni mio singolo pensiero. Giorno dopo giorno, gli sguardi si inseguivano sempre più furtivamente, le nostre frasi ci facevano emozionare e così la nostalgia di un abbraccio che infervorava il cuore ha fatto da padrone alla logica. In quell’istante, il tempo si è fermato e nel silenzio dell’oscurità solamente lo strepito dei nostri cuori impauriti echeggiava in una sera di maggio.
Quel gesto semplice racchiudeva in sé tutta l’essenza di cosa eravamo e chi saremmo voluti essere. Rifugiata nel calore del mio petto mentre le mie braccia ti stringevano mi offrivi tacitamente di custodire gelosamente le tue emozioni proteggendole, ed io a mia volta ti chiedevo stringendoti di avere cura di cosa ti stavo donando. Consci entrambi che da quell’attimo per noi si prospettava una percorso da percorrere del tutto in ascesa, poiché ciascuno di noi trasportava con se ferite profonde ma ancora sofferenti desiderando soltanto di lenirle. Si cercava clandestinamente di sottrarre a Kronos, il Dio del tempo, ogni batter di ciglia si potesse, per poterci sfiorare e andare alla ricerca di qualsiasi luogo propizio per fermare il tempo in un abbraccio. Le giornate scorrevano velocemente e il desiderio di accarezzarci con gli sguardi andava oltre chi tentava di interporsi tra noi e il tempo donatoci dalla sorte, fino a quando proprio il fato non decise di prendersi scherno di noi.
Il tempo elargito trascorreva crudelmente al termine senza che io me ne rendessi conto, ignaro che le mie scelte discordanti alla parola data, ascoltando purtroppo la ragione, invece di impormi a seguire i miei sentimenti creavano origine a subbugli dentro di te. Disordini che distanziavano il tuo cuore dal mio senza che io me ne rendessi conto del male che ti accompagnavo al cuore. Adesso quelle distanze hanno diviso anche le nostre strade, facendo distanziare le nostre mani che si bramavano, semplicemente per una carezza, lasciando loro soltanto memoria di quel calore. Grazie a te là dove si celava un cuore oramai gelido e vuoto adesso arde un fuoco acceso dal calore del ricordo dei tuoi sorrisi e mantenuto vivo dall’amore che nutro per te. Concludo, questa mia missiva citando cosa scrisse Gabriele D’Annunzio a Elvira Leoni nella lettera “Leggimi invece nel pensiero” “tu che fai? Tu che pensi? Tu dove sei? Tu sei lontana, fra la gente che ti ammira e ti circonda, innanzi al mare, e forse tu sei già serena e forse hai già riacquistato il sorriso, quel sorriso che io amo e che veggo raggiarmi nello spirito inestinguibilmente”».