Reggio Calabria, processo Breakfast: al via la requisitoria. Pm Lombardo motiva accuse a Scajola
Giuseppe Lombardo ha insistito sui rapporti fra i coniugi Matacena-Rizzo e Claudio Scajola
Reggio Calabria. «Un uomo delle istituzioni sa bene cosa significa favorire un soggetto condannato per un reato molto grave. Perché lo ha fatto e che cosa ha fatto? Qui siamo ben oltre l’umana solidarietà nei confronti di un latitante a cui è stato dato un contributo importante. Ed il latitante ne è perfettamente consapevole e se ne vuole avvalere». Sono queste le parole usate dal pubblico ministero, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, all’inizio della requisitoria nel processo “Breakfast”, che si sta svolgendo nell’aula bunker di Reggio Calabria e che vede sul banco degli imputati l’ex ministro dell’Interno e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola, accusato di procurata inosservanza di pena nei confronti dell’ex parlamentare Amedeo Matacena, di cui, in sintesi, avrebbe favorito la latitanza.
Lombardo ha annunciato che la sua requisitoria si articolerà su più udienze, proprio in considerazione della complessità dei temi da affrontare.
Due gli interrogativi del pm inerenti la posizione di Scajola: «Perché lo ha fatto? Cosa ha fatto?». Lombardo ha spiegato che il processo «trova la sua genesi in altre attività d’indagine che hanno a che fare con tale B. M. Si è lavorato sulla sua figura, già nota per essere inserita in un circuito sul quale la Procura ha lavorato per molti anni rendendo in parte noto il contenuto di quel lavoro con perquisizioni eseguite nel 2012. Contrariamente a quello che si è cercato di far credere in questo processo, i rapporti fra Amedeo Matacena e B. M. sono legati alla perdurante attività finanziaria di Matacena. Parlavano di affari, attività finanziarie da compiere. B.M. si è attivato per ottenere fondi a favore di Matacena. Emerge un reticolo relazionale di grande rilievo investigativo e oggi processuale che consente di ricostruire l’operatività permanente di Matacena in determinati ambiti, anche connessi al principato di Monaco. Vengono individuate schede telefoniche anche francesi attive. Si risale così alle figure di Martino, Fiordelisi, la madre di Matacena, i fratelli Fanfani ed altri interlocutori».
Lombardo insiste poi sui rapporti fra i coniugi Matacena-Rizzo e Claudio Scajola. «Quali sono questi rapporti?» La risposta, a suo avviso, sta nei contatti che vengono registrati dagli apparati telefonici. Una di queste conversazioni è quella che permette di comprendere «quale fosse la volontà di Matacena e dietro gli spostamenti quale tipo di programma si celava». Il procuratore rimarca come l’ex parlamentare abbia deciso di spostarsi in un luogo che gli consentiva di non essere estradato. E dunque Dubai e successivamente, nell’idea iniziale, il Libano. Ma, «quando Amedeo Matacena arriva a Dubai succede qualcosa che nessuno aveva previsto. Lui aveva un programma che era del tutto indipendente da Dubai. Aveva programmato un’entrata ed un’uscita da Dubai. E questo ce lo dice, nelle intercettazioni, Chiara Rizzo, la quale ritiene di fare una serie di cose indispensabili a risolvere un problema che non era stato previsto. Tutti i protagonisti dell’opera di protezione di Amedeo Matacena lo fanno secondo uno schema predefinito e con ruoli precisi».