Processo Breakfast, Claudio Scajola torna in aula a Reggio Calabria per la requisitoria del pm
In attesa che il procuratore aggiunto Lombardo formuli richieste nei confronti del sindaco di Imperia
Reggio Calabria. E’ iniziata poco dopo le 10, nell’aula bunker del Tribunale di Reggio Calabria, l’udienza del processo Breakfast in cui il pubblico ministero Giuseppe Lombardo formulerà la sua richiesta di pena nei confronti dell’ex ministro dell’Interno e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola, accusato di procurata inosservanza di pena nei confronti dell’ex parlamentare Amedeo Matacena, di cui, in sintesi, avrebbe favorito la latitanza.
La requisitoria del pm era iniziata lo scorso 14 ottobre. In oltre cinque ore di, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, ha ricostruito un processo lungo e complicato, additando Scajola: «Un uomo delle istituzioni – ha detto – sa bene cosa significa favorire un soggetto condannato per un reato molto grave. Perché lo ha fatto e che cosa ha fatto? Qui siamo ben oltre l’umana solidarietà nei confronti di un latitante a cui è stato dato un contributo importante. Ed il latitante ne è perfettamente consapevole e se ne vuole avvalere».
Secondo Giuseppe Lombardo, il piano di fuga di Matacena non prevedeva una sosta così lunga a Dubai: quella degli Emirati doveva essere soltanto tappa. L’obiettivo vero era, invece, il Libano. Per avvalorare la propria tesi, il pm riporta anche le intercettazioni degli imputati in cui «si parla in maniera criptica di uno Stato la cui iniziale è “L” e la cui capitale inizia per “B”». «Non può che essere Beirut, capitale del Libano”». Come risolvere, allora, il problema di Dubai? A proporre una soluzione, ha spiegato Lombardo, è Claudio Scajola. «Chiara Rizzo non ha contatti a Dubai e quindi non saprebbe come gestire la questione», ha detto il procuratore.
«Sono rimasto estremamente colpito – aveva aggiunto il pm parlando sempre di Scajola – non tanto dai contenuti, ma dall’insistenza con cui quest’uomo voleva fare qualcosa per aiutare un latitante di mafia. Ma dico è credibile che questo discorso sia stato fatto per aiutare la Rizzo? Mi chiedo: aiutare la Rizzo perché? Nel momento in cui non aveva bisogno di alcun aiuto perché era una persona libera. Certo, con il marito in una condizione complicata, ma che vivevano da 15 anni. Una vicenda metabolizzata sino in fondo, per quelle che potevano essere le conseguenze. Allora mi sono chiesto: com’è possibile che una persona come Scajola stia parlando in questo modo?».
Ricollegato al piano di fuga di Matacena in Libano, c’è il ruolo dell’imprenditore Vincenzo Speziali che ha patteggiato la pena per il medesimo reato per il quale è imputato Scajola. «Non è una confessione – ha precisato il pubblico ministero – ma ci andiamo molto vicino». A giudizio del pm, Speziali è pedina fondamentale in questa vicenda. Fu proprio lui, nella ricostruzione accusatoria, a muoversi con l’ex presidente del Libano Amin Gemayel per tentare di programmare l’arrivo di Matacena in Libano. «Vincenzo Speziali – sottolinea Lombardo – non è un soggetto qualsiasi e questo Claudio Scajola lo sapeva benissimo, come confermato nelle interlocuzioni con Chiara Rizzo. E sapeva che Speziali aveva stretti rapporti con una delle principali personalità politiche del Libano dalla quale era possibile avere determinate risposte».
Al termine della scorsa udienza, Claudio Scajola aveva ribadito così la propria innocenza: «Non vorrei apparire arrogante, ma credo che in cuor suo nemmeno il dottor Lombardo possa credere all’assurdità dell’impianto accusatorio, confuso e pasticciato».