L’Arma dei carabinieri abbraccia Antonio Zappatore. Basilica gremita per i funerali del comandante di Pieve di Teco

21 ottobre 2019 | 17:47
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Il generale: «Abbiamo perso un comandante saggio, esperto, stimato e apprezzato»

Imperia. Sono i sindaci dei piccoli comuni della valle Arroscia a portare in spalla il feretro del luogotenente AntonioZappatore, comandante della stazione dei carabinieri di Pieve di Teco che si è tolto la vita martedì scorso. Sfilano con gli occhi arrossati dalla commozione tra i militari impegnati nel picchetto d’onore sul sagrato della basilica di San Giovanni, a Oneglia, dove campeggia un’unica, grande corona: gerbere, anthurium e ortensie a formare i colori dell’Arma.

Centinaia le perone accorse alle esequie, celebre dal vescovo della diocesi di Ventimiglia e Sanremo, Antonio Suetta, ma a nome, tra gli altri, del vescovo diocesano di Albenga e Imperia, monsignor Guglielmo Borghetti: «Io sono qui non per incarico ufficiale – ha affermato – ma per un legame alla sua famiglia e alla sua storia». In un’omelia toccante, Suetta si è rivolto alla famiglia di Antonio alla quale ha espresso la propria vicinanza: «Un gesto vicendevole di accoglienza che ci aiuti a sentirci profondamente uniti nella condivisione di questo momento di grande dolore, ma anche di fede, di speranza e di solidarietà. Una situazione di vita che noi continuiamo a condividere misteriosamente, al di là non solo delle apparenze, ma anche dell’evidenza. L’evidenza che balza ai nostri occhi è che tutto sia finito; e che sia finito in un modo molto tragico, questo è un aspetto, vero ma non l’unico. Nel cuore di ognuno di noi e in modo particolare delle persone più care e più vicine ad Antonio si affaccia prepotentemente una domanda: perché? Vorrei dire, con molta umiltà, poiché non ho nessun dono particolare per spiegare le cose, ma vorrei dire con molta umiltà, a tutti, di non insistere su questa domanda, perché è una domanda alla quale non troviamo una risposta e sono sicuro che una risposta vera non è stata neppure nel cuore e della mente di Antonio». Il vescovo cita, poi, le parole del Salmo 63. «”Un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso”. Neppure noi consociamo noi stessi pienamente e fino in fondo, c’è qualcosa che ci sfugge, qualcosa che non riusciamo a vedere con chiarezza e qualcosa spesso che non abbiamo il coraggio di guardare in faccia ed è lì che affiora la nostra debolezza, la nostra fragilità. Sono aspetti del nostro essere limitato che non ci devono scoraggiare e di cui neppure ci dobbiamo vergognare. Allora anziché insistere sul perché, strada che non conduce ad alcuno sbocco, vogliamo raccogliere due pensieri che ci vengono dalla nostra fede e dalla parola di Dio. Primo dare alla nostra presenza e alla nostra preghiera, il senso profondo della tenerezza, la cosa che più ci ferisce della vicenda di Antonio è la solitudine in cui immaginiamo sia accaduto il suo passaggio; credo che la sofferenza più atroce dei suoi cari, consista nel non avere potuto condividere questo momento supremo della sua vita».

A tracciare un ritratto professionale del militare morto è stato il generale Pietro Oresta, comandante generale dei carabinieri della Liguria: «Desidero ricordare Antonio sotto l’aspetto professionale – ha detto – Abbiamo perso un comandante saggio, esperto, stimato e apprezzato. Un uomo della vecchia guardia». E ancora: «Abbiamo perso un comandante e un militare assolutamente eccezionale». Il generale ha ringraziato i sette sindaci dei Comuni della valle Arroscia per il gesto con il quale hanno deciso di salutare il loro comandante, proclamando il lutto cittadino.

Ma il ricordo più commosso è stato quello del parroco di Pieve di Teco, che tra le lacrime ha ricordato Antonio e la sua «presenza costante in paese». Ed è con il sacerdote che il militare si era confidato: «Mi ha parlato del suo sentirsi inadeguato nel fare le cose che secondo lui non erano fatte bene. Gli dicevo che si sbagliava, che non era vero. Quindici giorni fa mi ha chiesto un incontro in canonica: era amareggiato, forse anche scoraggiato, per le cose che secondo lui non andavano, che non riusciva a fare bene. Ma nulla lasciava presagire la tragedia. Aveva un senso del dovere e della giustizia come non molti hanno. Solo Dio sa cosa è successo, solo Lui sa valutare ogni cosa. Questo tragico fatto ci fa capire che dobbiamo aiutarci, ascoltarci, confidarci e condividere le gioie ma anche i dolori».

A salutare Antonio Zappatore, erano presenti, oltre al comandante generale, i vertici provinciali dei carabinieri di Imperia e i comandanti di tutte le compagnie della provincia. Presenti il sindaco Claudio Scajola, il prefetto Alberto Intini, il questore Cesare Capocasa, il comandate provinciale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto; il procuratore capo Alberto Lari, l’aggiunto Grazia Pradella e numerosi magistrati.