Viaggio tra i commercianti di Ospedaletti: «Abbiamo grandi possibilità, speriamo nel ricambio generazionale»
Problemi e prospettive dei negozianti della Città delle Rose
Piccoli comuni alla prova del ricambio generazionale, tra attività storiche che tengono duro, mestieri artigiani che scompaiono e tanta fiducia che una svolta arriverà, prima o poi. Emblema di una situazione in larga parte condivisa da borghi costieri e dell’entroterra di tutto il Ponente ligure è Ospedaletti. La cittadina dal “clima più mite” della Riviera e ribattezzata delle Rose, sta vivendo da alcuni anni un lento svuotamento del suo centro storico a favore dello sviluppo sul lungomare di ristoranti e bar.
La comunità negli ultimi anni ha conosciuta un repentino cambiamento del suo tessuto commerciale e se da un lato non c’è l’ombra di un grande magazzino o fast food, tipici dei centri abitati più grandi e frenetici, dall’altro gli antichi mestieri artigiani si sono lentamente diretti verso l’estinzione. Il calzolaio di via Roma, come il fioraio, non ci sono più. La ferramenta ha chiuso i battenti dopo trent’anni di lavoro. La macelleria è un lontano ricordo così come la pescheria. Solo il sarto ha centrato il passaggio del testimone che è stato raccolto dalle mani di un giovane immigrato del Senegal.
Ma cosa ne pensano i nuovi e vecchi commercianti? In molti ritengono che per tornare a crescere basterebbe davvero poco. A spaventare non è la grande distribuzione ma la difficoltà nel trovare una continuità: a Ospedaletti mancano giovani disposti a portare avanti l’attività di famiglia o investire in nuovi negozi.
E pensare che ad Ospedaletti c’è chi “senza eredi” preferisce continuare a lavorare da longevo pensionato. E’ Nunzio Coco, il barbiere che da cinquantacinque anni (come recita la targa conferitagli dal Comune) trascorre le sue giornate nel suo piccolo salone di corso Regina Margherita. A spingere questo arzillo ottantenne, originario della Sicilia, a fare tutte le mattine avanti e indietro da Latte per aprire la serranda è la sua passione per il lavoro. Nunzio ripercorre la sua storia mentre sfoglia un libro di cartoline vintage nelle quali è ritratta un’Ospedaletti di un’altra epoca, quando il primo Casinò d’Italia raccoglieva nelle proprie sale il meglio dell’aristocrazia e il mercato dei fiori si svolgeva nella sua originaria sede: lo spiazzo vicino alla stazione dei treni.
«Tra un signore e l’altro mi piace soffermarmi su queste fotografie di quando c’erano una ventina di alberghi aperti e il paese era frequentato tutto l’anno, racconta il coiffeur. Io vado avanti per passione e perché, fortunatamente, i muri sono i miei. Preferisco venire qui tutte le mattine anche se potrei farne a meno. La stessa passione che ho impiegato nel mio lavoro spero di rivederla negli occhi dei giovani. Per dare loro un futuro bisogna trovare soluzioni per attrarre gente. Quel che ci penalizza sono i periodi di bassa affluenza turistica».
Giovane, intraprendente e di belle speranze è Valentina Rocca che ha rilevato una piccola boutique in via Roma dove ci lavorava la madre «Dovevo scegliere tra Sanremo, una piazza sicuramente più grande ma con alta concorrenza, o scommettere su Ospedaletti, dove sono cresciuta vedendo mia madre fare la commessa. Quando l’ho detto alle mie amiche mi sono sentita rispondere se ero matta. Ma la realtà è che a Sanremo sarei stata l’ennesimo negozio di abbigliamento in mezzo a una miriade di catene, mentre qui sono l’unica a trattare questo tipo di merce. Oggi sono contenta di aver fatto questa scelta. Il negozio di paese è completamente diverso da quello di città, la dimensione è più intima e familiare, addirittura ho clienti che i vestiti li provano a casa e poi, se vanno bene, passano a pagarli. Non ho mai pensato di fare i soldi, ho sempre preferito vivere in pace. Questa è la mia super vittoria».
Le fa eco Cinzia Dotti che da alcuni anni ha un’atelier di scarpe, “Da Cinzia”, sempre in via Roma. Definito dallo stesso sindaco il più bel negozio di Ospedaletti, si trova di fianco alla drogheria che mostra da tempo le serrande abbassate con un duplice cartello affisso: “Affittasi/vendesi”. «In questo negozio ho investito tanto ed è un piacere sentire i clienti farci i complimenti per l’allestimento. Il lavoro va bene e non ci lamentiamo. La clientela locale ci premia e abbiamo tanti affezionati che vengono da fuori per il servizio più attento che possiamo offrire. Anch’io come Valentina ho preferito aprire in paese piuttosto che buttarmi nella giunga di Sanremo. E’ sicuramente un peccato che abbiano chiuso in tanti ma credo che Ospedaletti abbia potenzialità inespresse. Via Roma e via Jonquiere dovrebbero essere piene di botteghine tipo Mentone. Affinché sia così ci vuole qualcosa per chi, come noi, non ha le vetrine sul lungomare e non può godere più direttamente dei riflessi positivi della pista ciclabile».
Uscendo da Cinzia per dirigersi verso una delle attività più fortunate della zona, l’alimentari Da Nicola, non può passare inosservata la chiusura di un’altra delle eccellenze locali: la panetteria Giuliani. Chiedendo in giro, però, si scopre che è solo temporanea. Riaprirà a breve in via XX Settembre a due passi dal mare ma con qualche novità.
Dario Casbarra porta avanti l’ortofrutta avviato da suo padre cinquantacinque anni fa. La sua ricetta del successo è fatta di alcuni elementi particolari: «Vado avanti perché sono un tipo strano, vendo caro, sono fuori da tutte le regole della grande distribuzione (niente bollini), ma sopratutto mi sveglio ogni mattina alle due per andare a scegliere personalmente la frutta e verdura fresca ai mercati generali di Sanremo. Puntare sul prodotto è la prima cosa. Mi domando solo un domani prenderà il mio posto? Un bel dilemma perché non vedo molti giovani che abbiano voglia di fare i sacrifici».
Salendo verso il cuore del centro storico, nell’area pedonale, si passa vicino a un ristorantino di nuovissima apertura (stile ricercato tipico del milanese, come sarà?) e la vecchia latteria nella quale i ristoranti aprono stagionalmente e su cui ha messo gli occhi, di recente, la nuova amministrazione comunale che potrebbe rilevarla per restituire un luogo di ritrovo alla comunità.
Baluardo incontrastato dal 1954 è la gioielleria della famiglia Bottillo, esempio virtuoso di esperimento generazionale riuscito. Il negozio è stato tramandato da Beniamino Bottillo alla figlia Angela, la quale, supportata dal marito Walter, ha introdotto nella gestione i figli Andrea e Davide. «E’ fondamentale investire in macchinari e professionalità, spiega la titolare. Come dovrebbe essere Ospedaletti? Un grazioso centro commerciale a cielo aperto guidato dai giovani che dovrebbero ricevere più aiuti in fase di avvio dell’attività. Sono troppo alti i rischi da correre e senza incentivi all’imprenditoria adeguati, in pochi se la sentono di rischiare. Il nostro è un commercio consolidato partito dagli orologi e allargatosi ai gioielli. Cosa ci aiuta a fare la differenza? L’assistenza. Pensate che una parte della nostra clientela è costituita da persone che vengono a farsi riparare orologi o altri oggetti acquistati nei centri commerciali, in quanto i colossi non offrono servizi di riparazione e preferiscono indurre gli acquirenti a comprare un sostituto. In questo i negozi a conduzione familiare fanno ancora la differenza».
Chiude il cerchio degli intervistati Claudio Restelli che, con il suo negozio di articoli sportivi “99 Ninentynine” di piazza IV Novembre, è l’unico a tenere aperto tutti i giorni, sabati e domeniche incluse. Ex assessore al Turismo e al Commercio, Restelli spiega: «Il problema sono i periodi morti da novembre a marzo, escluse le feste di Natale. Ospedaletti ha sofferto le ripercussioni negative della politica che ha portato alla riconversione in appartamenti di tanti alberghi. Da ventidue ne sono rimasti quattro. Se le seconde case non vengono aperte, il tessuto economico ne risente. Gli abitanti reali sono circa 2500 ma in giro si vedono sempre le solite due, trecento facce. Molti, evidentemente, considerano il paese un mero dormitorio e le compere le fanno su altri canali.
La nuova amministrazione comunale ha portato una ventata di entusiasmo e siamo abbastanza fiduciosi che prossimamente possa ripartire uno sviluppo turistico. Credo che su Ospedaletti incidano molto le chiusure settimanali: in pieno agosto pizzerie e ristoranti rispettano ancora il giorno di riposo e io non lo concepisco. Si avverte forte – sottolinea – la mancanza di un’associazione di commercianti, un Civ o una rete d’impresa per fare sinergia come accadeva in passato».