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Imperia, «Non ricordo più nulla»: il killer di Giovanni Palumbo chiede perdono alla famiglia

19 settembre 2019 | 15:24
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La difesa ha chiesto il rito abbreviato. Si torna in aula il 13 dicembre

Imperia. «Non ricordo più nulla da quando Palumbo ha chiuso la porta del suo studio schiacciandomi dentro la mano. Perdonatemi». Vincenzo Mercurio, 54 anni, ha chiesto scusa alla moglie e ai due figli di Giovanni Palumbo, il medico legale di 61 anni che il 27 settembre 2018 ha massacrato con 17 coltellate, sei delle quali mortali al collo, inferte con un coltello a serramanico che aveva portato con sé da Ventimiglia fino a Sanremo, in via Fratti, nello studio del professionista.

Arrestato poco dopo dai carabinieri della compagnia matuziana, l’ex commerciante ambulante di Ventimiglia ha raccontato la sua storia: le tappe di una vicenda che, a suo dire, per un errore medico lo hanno portato alla cecità quasi totale. Una vicenda nella quale Palumbo era, secondo il killer, colpevole di una mancata perizia che gli avrebbe consentito di percepire un risarcimento pecuniario ai presunti danni subiti.

Nel corso dell’udienza davanti al gup Massimiliano Botti, spiega l’avvocato Enrico Nan che difende Mercurio insieme al collega Carlo Biondi, «è stata fatta una ricostruzione di tutta la vicenda, alternata anche da alcuni pianti. Mercurio si è più volte pentito, ha espresso parole di pentimento e ha chiesto perdono per i fatti che ha commesso». Ancora l’avvocato: «Ha ricostruito un po’ tutta la sua storia personale, familiare e le motivazioni che lo hanno portato ad uno stato molto emotivo per la perdita della vista sicuramente da un occhio e in parte dall’altro e quindi ha raccontato tutti i passaggi, le fasi, che lo hanno portato a questo episodio per il quale, ripeto, ha chiesto perdono alla famiglia e del quale, nella fase finale, non ricorda nulla».

L’avvocato Marco Bosio

Mercurio ha presentato richiesta di rito abbreviato. «Mi sono costituito parte civile per la famiglia, la moglie e i due figli e per l’Ordine dei medici di Imperia – ha dichiarato l’avvocato Marco Bosio, al termine di un’udienza di oltre due ore -. In relazione alla costituzione dell’Ordine era stata fatta opposizione da parte della difesa dell’imputato. Opposizione che il giudice ha rigettato, ammettendo la costituzione per una lesione che riguarda anche l’Ordine dei medici. L’imputato ha reso dichiarazioni spontanee: ha ripercorso la sua storia facendo riferimento a quelli che lui ritiene degli atteggiamenti di malasanità nei suoi confronti. Poi ha cercato di ridimensionare il fatto, ma a mio avviso non è riuscito assolutamente a a scardinare l’impostazione accusatoria che vede due aggravanti importanti che sono la premeditazione e la crudeltà. È stato dichiarato pienamente capace di intender e di volere. Nell’incidente probatorio è stata svolta una perizia approfondita sulle sue capacità ed è emersa la piena imputabilità. Si è scusato genericamente con la famiglia. Si tratta di una ferita grandissima che potrà essere colmata solo da sviluppo attento del meccanismo giudiziario per arrivare a soluzione che possa ricomporre una lacerazione in questa famiglia».

L’avvocato Enrico Nan

La perizia psichiatra a cui Mercurio è stato sottoposto su incarico del pubblico ministero, Luca Scorza Azzarà, ha definito Mercurio perfettamente in grado di intendere e volere e pienamente consapevole di quello che stava facendo. Ma, secondo la difesa, «il giudice dovrà valutare se in quell’occasione l’uomo ha agito in piena coscienza o in un momento di mancata lucidità tale da non ritenere presente la sua capacità di intendere e volere».

L’udienza è stata rinviata per la discussione del rito abbreviato al prossimo 13 dicembre.