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Imperia, a cinque anni dalla tragedia di Sergio Salvagno, il fratello Fulvio accusa: «La nuova dirigenza di Assonautica ci ha abbandonati»

12 settembre 2019 | 14:51
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Imperia, a cinque anni dalla tragedia di Sergio Salvagno, il fratello Fulvio accusa: «La nuova dirigenza di Assonautica ci ha abbandonati»

Col passaggio delle consegne da Lucio Carli a Enrico Meini la famiglia dell’agronomo lasciata sola

Imperia. Le Vele d’Epoca da sempre sono un evento che attira migliaia di visitatori affascinati dalla bellezza e dalla storia di queste imbarcazioni. Ma è anche stato il teatro di una tragedia che la città non può dimenticare. Era il 12 settembre del 2014 quando Sergio Salvagno, agronomo imperiese allora di 49 anni, venne colpito al volto da un razzo sparato dall’americano William Mc Innes a bordo della sua barca a vela nel corso dello “Sbarco dei Pirati” la manifestazione collaterale inserita nel programma. Da quel giorno per Sergio e la sua famiglia è iniziato un lungo calvario fatto di cliniche e ospedali e tante operazioni chirurgiche. Per curarlo si sono adoperati in tanti, dalle prime cure a Sarzana, dove lottava tra la vita e la morte, fino a Torino. Oggi Sergio Salvagno non ha più recuperato la parola, non riesce a scrivere, ha problemi di deambulazione, gli è  stata ricostruita una parte della calotta cranica e, finalmente, dopo numerosi interventi chirurgici, ha potuto preparare l’assetto per la nuova protesi oculare dove era stato colpito.

Il fratello Fulvio, che è stato nominato suo tutore, fa un punto sulla situazione e ricorda quei drammatici momenti: «Sono passato cinque anni e per fortuna mio fratello è ancora vivo, lo dico con sincerità perché i primi tempi non si sapeva se ce l’avrebbe fatta a resistere dopo un colpo così violento. Io desidero ringraziare tutti quelli che negli anni ci sono stati vicino con gli aiuti economici perché le cure erano costosissime. Come tutti sanno, Sergio con l’incidente ha perso completamente l’emisfero del cervello sinistro, tutta la parte cognitiva è stata compromessa, non parla, non legge, non scrive, ma in questi cinque anni, grazie al grande lavoro paziente della logopedista Cristiana Ghirardi,  Sergio ha recuperato il cinquanta per cento della cognizione e insieme nutriamo ancora speranze di migliorare il recupero. Con le Vele d’epoca appena passate ci sarebbe stata l’occasione per fare un punto sui cinque anni che sono trascorsi dalla tragedia ma col cambio della dirigenza non abbiamo più avuto contatti con l’Assonautica. Sicuramente più avanti organizzeremo una conferenza medica per raccontare questi eventi alla gente invitando relatori di eccezione, coloro che hanno seguito giorno dopo giorno il percorso clinico di Sergio».