A 60 anni l’imperiese Lorenzo Gariano vuole conquistare la vetta inviolata in Himalaya: il Kangri Shar

20 settembre 2019 | 12:06
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«Non voglio perdere l’occasione di riavvicinare i miei limiti con un’avventura a due, in stile antico, quello dell’alpinismo di scoperta, pertanto sono alla ricerca di sponsor per far fronte ai costi organizzativi della spedizione»

Imperia. «Ho venduto l’anima al viaggio» – dice l’imperiese Lorenzo Gariano, uno dei pochi ad aver conquistato tutte e 7 le vette più alte di ogni continente cui si sommano innumerevoli altre scalate, ma soprattutto avventure e viaggi di ogni tipo, nel suo stile essenziale, quasi primitivo.

Animato da puro spirito d’avventura vorrebbe conquistare per i suoi 60 anni il Kangri Shar (quasi 7000m.), inviolata vetta Himalayana, con il suo amico di cordata Noel Hanna. Quest’ultimo ha provato l’anno passato, aprendo parzialmente la via fino ai 6400 circa, interrompendo a causa di un incidente occorso ad uno sherpa. E’ una parete molto complicata e rischiosa, ciononostante i due vogliono affrontarla insieme, come si faceva una volta quando l’alpinismo non era ancora business: una visione antica della conquista, senza riferimenti, qualcosa di inusuale, magari non inedito, ma che oggi si vede sempre di meno.

Nato nel 1958 nel Regno Unito, a 7 anni Lorenzo Gariano deve rientrare in Italia a causa di una forte asma bronchiale per trovare un clima più idoneo alla sua salute: «Appena maggiorenne, con in tasca un diploma di agraria, lascio la casa di Imperia per ritornare in Gran Bretagna dove conduco una vita ordinaria nella mia azienda di piante ornamentali da interno. Poco prima degli anni 90′ cambio la mia vita “vendendo l’ anima al viaggio” – racconta – Ho cominciato a visitare da solo i paesi “non Occidentali” per comprendere il vero significato dell’avventura e contemporaneamente conoscere culture diverse dalla mia. La Giungla Amazzonica Brasiliana è stato un ottimo banco di prova e conservo ricordi indimenticabili delle settimane trascorse sul Rio Negro, con una guida Coboclo del luogo. A seguire la cascata più alta del mondo in Venezuela: Angel Falls, ed il “Mondo Perduto” di Conan Doyle: Roraima.

Qualche anno più tardi, cambio continente spostandomi sulla costa orientale africana, in alcune isole sopra Pemba a contatto con le tribù locali. In seguito di nuovo Sud America: Argentina-Paraguay-Cile. E dopo ancora Africa: più di 150 km a piedi nel Deserto del Sahara in Mali, da Timbuctu verso Arouanne. Un’esperienza decisamente dura e sofferta, senza alcun supporto; solo due cammelli e una guida che parlava in Tuareg. Ero piccolo ed insignificante, in un paesaggio estremo, bellissimo, che non perdona.

Talvolta situazioni particolari spingono l’essere umano ad avvicinare il proprio limite per oltrepassarlo. Pratica rischiosa, ma inarrestabile quando un impulso ti comanda da dentro. Questa dura prova mi ha indirettamente avvicinato all’estremo dell’alta quota, convincendomi a scalare tutte le vette più alte di ogni continente».

Dopo aver girato il mondo decide di dedicarsi all’alpinismo: «Ho cominciato nel ’96, quasi per caso, dal Kilimangiaro in Africa, cui è seguito l’Aconcagua (Sud America) e l’Elbrus (Europa) nel 2000. Ho dedicato il 2001 al Denali (Mc Kinley) Nord America. Era arrivato il tempo di spingermi verso gli 8000. Il 21 maggio 2003 dopo una dura e “tecnica” scalata di 6 settimane raggiungo la vetta del Lhotse: 8511 m. la 4a montagna più alta del mondo: emozionatissimo, vedevo la curvatura del mondo!

Siamo al 2005 e mi sentivo pronto per il Chomolungma, in tibetano, oppure l’Everest per il resto del mondo. Sono partito per la vetta da solo e senza appoggi. Dopo aver trascorso la notte all’aperto sulla cresta, per un congelamento superficiale dell’occhio destro, a soli 250m dalla vetta, ho avuto la forza mentale di rinunciare e ritornare indietro incolume. Un solo anno più tardi ho messo il piede sul tetto del mondo a 8850m. Ma quel viaggio non era ancora terminato: il Campo Base dista dall’Oceano Indiano in Bengal circa 1600 km, pedalati per intero con Noel, Irlandese, mio compagno di scalata.

Da lì abbiamo visitato lo Stato di Orissa in India, per portare nei campi profughi Tibetani un messaggio di solidarietà: avevo girato alcuni filmati nei paesini sottostanti l’Everest e fatto volare la bandiera sulla vetta in omaggio a questo nobile e dignitoso popolo. L’ultima avventura di quel viaggio mi ha catapultato nel misterioso mondo dell’Irian Jaya, dove le tribu’ Dani della Baliem Valley vivono ancora nell’età della pietra. Nel 2006 aggiungo un continente, scalando in Oceania il Carstenz Pyramid: 4884m di calcare tecnico.

I 4897m del Monte Vinson in Antartide mi separano dal terminare la mia grande ambizione. Il 2 gennaio 2009 completo le 7 Summits, terzo Italiano ad eguagliare il record del grande Messner. Potrei dire che sia finita qui, ma per le persone come me, purtroppo e per fortuna, non è mai abbastanza».

Negli ultimi dieci anni si è dedicato con passione alle gare estreme di UltraTrail concludendo, ad esempio, La Petit Trot del Leon del Monte Bianco e il Tor des Geants in Valle d’Aosta, il Vallo di Adriano, le 14 vette del Galles e poi si dedica al volontariato: «Continuo a viaggiare in Europa e oltreoceano dalla Nuova Zelanda dove scalo anche il Mt Cook o a Cuba sul Mt. Torquino. Contestualmente avvio la mia azione di volontariato in Nepal, principalmente nella valle di Thame, che prosegue ogni anno. Soggiornando per mesi in sistemazioni essenziali o presso famiglie, mi sono allineato a livello spirituale a questo popolo semplice e dignitoso. E’ il mio modo per restituire qualcosa alla nobile gente di queste grandi Montagne. Abito ad Imperia dal 2004 e mi impegno sempre a promuovere con orgoglio quella che considero la mia terra, dove la mia passione è cominciata».

Ora si trova in India da un paio di mesi. «Qualche giorno fa il mio amico Noel mi ha telefonato per propormi una nuova stimolante sfida: il Kangri Shar, un difficile 7000 himalayano, mai scalato fino ad oggi. L’anno scorso ha effettuato un primo tentativo, non andato a buon fine a causa di un incidente. Le notizie, le immagini e video sono rare poiché si stratta di una montagna riservata, aspra, all’ombra degli altri 8000».

Nonostante Lorenzo sia già arrivato a tanti obiettivi alpinistici nella sua vita, ha ancora la forza dirompente di immaginare nuovi traguardi. Purtroppo la libertà di avere dei sogni, si paga sovente in termini economici e, come si può bene immaginare, Lorenzo sta cercando sponsor intenzionati a sostenere l’organizzazione: «A 60 anni non voglio perdere l’occasione di riavvicinare i miei limiti con una avventura a due, in stile antico, quello dell’alpinismo di scoperta, come era agli esordi. Pertanto sono alla ricerca di sponsor per far fronte ai costi organizzativi della spedizione; in questo caso decisamente inferiori al budget necessario per l’Everest. Il Kangri Shar richiede “solo” 8000 euro a cui aggiungerne 1500 per i voli andata/ritorno dall’Europa. Auspico di avere l’opportunità di rendere omaggio a questa montagna, provando a raggiungerne la vetta per primo. Namasté e danyabad».

Lorenzo è stato appoggiato e sostenuto sin dall’inizio nel 2005 dal Conad con i suoi vari progetti alpinistici intorno al mondo, come tra l’altro ancora a livello locale qui in Liguria per il Challenge delle 7 cime che è approdato ora alla sua undicesima edizione e riscontra un ottimo successo con gli appassionati della montagna sulle nostre stupende Alpi Liguri.