Reggio Calabria, processo Breakfast. Parla Scajola: «L’inchiesta è nata sul nulla. Lo Stato ha fatto pessima figura»
«Lo Stato ha perso tempo invece di andare a cercare delinquenti»
Reggio Calabria. «Un’inchiesta che è nata sul nulla». Lo ha affermato Claudio Scajola al termine dell’udienza del processo Breakfast in cui è stato sentito come imputato. Parole pesanti, quelle proferite dall’ex ministro e attuale sindaco di Imperia, che interrogato dal pubblico ministero Giuseppe Lombardo si è difeso con tutte le sue forze, respingendo ogni accusa formulata nei suoi confronti.
Parlando del processo, dove è seduto nel banco degli imputati perché accusato di avere favorito l’inosservanza della pena dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, condannato definitivamente dalla Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa, latitante a Dubai, e dell’ex moglie di questi, Chiara Rizzo, Scajola ha detto: «Nel dibattimento tutti i testi dell’accusa sono diventati testi della difesa perché in tutte le loro deposizioni hanno confermato quanto ho sempre affermato: si sono persi cinque anni».
E ancora, riferendosi alle dichiarazioni di Cosimo Virgilio: «La nuova beffa di questo pentito (Virgilio è un collaboratore di giustizia, ndr) è stata smentita dalle stesse persone che lui aveva affermato essere presenti: hanno dichiarato non solo di non essere stati presenti (a un incontro a Domagnano, nella repubblica di San Marino, ndr), ma anche di non avermi mai conosciuto. Mi pare quindi che si siano persi cinque anni, che io abbia avuto dei danni inverosimili ma nel contempo credo che lo Stato abbia fatto una pessima figura perdendo tanto tempo invece di andare a cercare i delinquenti».
Sulla sua affiliazione alla massoneria, dopo aver smentito, nel corso dell’udienza, ogni possibile coinvolgimento, Scajola ha aggiunto: «Non contesto chi vuole essere massone se si comporta bene, dico semplicemente la verità: per mia formazione valoriale e culturale, nulla ho contro la massoneria ma non mi sono mai iscritto a nessuna loggia massonica».
Nell’udienza di oggi, che si è tenuta davanti al Collegio giudicante presieduto dal presidente del tribunale di Reggio Calabria Natina Praticò, Claudio Scajola ha risposto alle domande del suo avvocato, Elisabetta Busuito, del pubblico ministero Giuseppe Lombardo, e dello stesso giudice, per oltre due ore di esame terminato con la richiesta del pm, respinta dal Collegio, di mettere a confronto i due testi Cosimo Virgilio e Carmine Cedro con l’imputato Scajola.
Per quanto riguarda la visita a San Marino, dove secondo quanto dichiarato nell’informativa della Dia di Reggio Calabria da Cosimo Virgilio, Scajola si sarebbe recato per incontrare il conte Giacomo Ugolini (diplomatico di San Marino capo di una loggia massonica ‘spuria’), l’ex ministro precisa di non aver mai «fatto visita a nessuno e in nessuna villa». «Ricordavo di essere andato a San Marino due volte e ricordavo che, entrambe le volte, con mia grande meraviglia, c’era la neve – ha aggiunto Scajola – Ho trovato i comunicati ufficiali di San Marino e gli articoli di giornale che datano le mie visite nel gennaio 2005 e gennaio 2010. Sono andato in visita ufficiale per i rapporti difficili che ci sono stati, in particolare sulla gestione disinvolta dei bilanci e per il passaggio di importanti infrastrutture energetiche. Ma non ho mai dormito a San Marino e sono sempre andato accompagnato dalla scorta».
I rapporti con Giuseppe Riotto e il cugino avvocato Giuseppe Luppino. Per quanto riguarda la conoscenza con l’ex assessore e dentista di Sanremo Giuseppe Riotto, il cui nome è spuntato nel corso della fase dibattimentale del processo, tanto da essere chiamato a testimoniare, Scajola ha dichiarato: «Sanremo è sempre stata una città di centrodestra sia nella ‘prima repubblica’ quando c’era Democrazia Cristiana che aveva le percentuali più alte, sia dopo, quando è nata Forza Italia. Nel corso della ‘prima repubblic’a ci fu l’elezione di un sindaco di sinistra appoggiato da liste civiche di cui questo Riotto era un esponente e divenne assessore. Quindi diciamo, se così si può dire, nella parte opposta alla mia. Anche se nella mia vita ho sempre cercato di non dividere tra bianchi e neri, ma di essere il più possibile istituzionale su tutto. Detto questo, Riotto non lo conoscevo. Dopodiché lui chiese di venire da me, andò in crisi con l’amministrazione comunale che lui votò e appoggiò il candidato di centrodestra che vinse e lui forse si aspettava di avere un riconoscimento come incarico assessorile che invece non ebbe. Io Riotto lo avrò incontrato due volte, forse tre, non di più, e sempre molto fugacemente. Era conosciuto da mia sorella Elena perché era il suo dentista. E la mia mamma che ormai era molto anziana, aveva più di 90 anni, qualche volta è stata accompagnata da mia sorella Elena dal dentista Riotto. Io non ho avuto nessun altro rapporto con questo Riotto».
E sul cugino Giuseppe Luppino: «Non ricordo assolutamente di averlo mai incontrato, quindi escludo di averlo mai incontrato da nessuna parte. Mi pare che lo stesso Riotto abbia detto in aula che io non lo conoscevo», ha detto Scajola.
Massoneria e P2. Interrogato dal pm su cosa intendesse quando parlava di massoneria, Scajola ha risposto: «Nel 2014 con lo scandalo della P2 abbiamo capito che con massoneria si intendeva un termine generico che forse aveva come comune denominatore solo quello della segretezza […] mi pare che nella storia italiana ognuno poteva farsi la sua collaborazione e chiamarla massonica, non la affiliava alle logge, quindi condivido con lei che è un termine abusato. Ma io l’unico circolo al quale ho partecipato è stato quello del Rotary quando mi hanno fatto socio onorario ma soltanto due anni perché io non ho mai voluto partecipare a nessuna associazione salvo da ragazzo quando fondai il circolo studentesco. Dopodiché io ho appartenuto, se possiamo definirle associazioni, alla Democrazia Cristiana e a Forza Italia».
E ancora, sull’esistenza o meno di ‘comitati di affari’: «Credo che la massoneria possa avere più peso in uno Stato dove c’è in qualche modo più senso di collaborazione – ha dichiarato Scajola – Gli italiani non riconoscono nessuna istituzione, forse riconoscono a stento i Comuni, non riconoscono le Regioni. Non capisco per quale motivo (la massoneria, ndr) dovrebbe essere un’associazione che riesce a ottenere qualcosa. Ho fatto il ministro 10 anni e mai, neanche velatamente, mi sono accorto di pressioni di logge massoniche… non mi sono mai accorto che ci fossero influenze della criminalità organizzata sui massoni». Ma sulle mafie ha precisato: «C’è la criminalità organizzata, c’è dovunque.
416 bis. Quando il pm ha dichiarato, rivolto a Scajola: «A me interessa capire se lei, nella sua lunga esperienza politica abbia mai capito che ci siano concomitanza di affari che condizionano scelte di qualsiasi tipo tendenti a favorire uno o più soggetti», l’ex ministro ha risposto: «Sicuramente sì, esistono comitati di affari che condividono scelte importanti. E penso che anche nella mia prima vicenda giudiziaria ci sia stata questa mano». Le dichiarazioni di Cedro e di Virgilio, prima e nel corso del processo, non hanno convinto Scajola, che non lancia accuse e non fa ipotesi, ma dice: «Non posso dimenticare che portai in consiglio dei ministri la proposta di rendere perenne il 416 bis e di rendere perenne la carcerazione con le misure restrittive per i detenuti del 416 bis. Non voglio dire altro».
Condizionamenti e credibilità. Continuando a insistere sul perché delle dichiarazioni di Cedro e Virgilio, il pm ha aggiunto: «Non è possibile che Claudio Scajola non si sia dato qualche risposta ulteriore a quella che ci ha fornito». Affermazione alla quale l’imputato ha prontamente ribattuto: «Qualche risposta me la sono data ma per non aggravare le mia posizione non ne posso parlarne». Scajola ha poi ricordato alla pubblica accusa di essere stato sotto scorta e quindi di non poter decidere di andare a San Marino da solo. E sulle affermazioni di collaboratori di giustizia e pentiti, dopo aver parlato di ‘condizionamenti’ («penso al condizionamento nel momento in cui uno è interrogato ed è condizionato da quello che è il processo»), e soprattutto su quanto dichiarato Virgilio («L’ho visto a Domagnano salvo aver visto un sosia») e di Cedro («L’ho accompagnato salvo aver accompagnato un sosia»), Scajola ha detto: «Se partiamo dal presupposto che la credibilità di Virgilio sia la mia stessa credibilità senza nessun riscontro, questo non è più un paese civile… Secondo, il discorso di Virgilio in riferimento a quelle cose è già stato smentito da due testimonianze. Lei ha una scorta importante, può dire alla sua scorta: ‘state a casa che mi faccio accompagnare da Cedro o Piromalli?’ Lei riesce a farlo?».