Joachim Pissarro: «Senza Bordighera, Monet non sarebbe stato Monet»

13 giugno 2019 | 21:33
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«Bordighera sarà il primo esempio della tecnica della pittura seriale che porterà ai capolavori delle serie dei covoni, dei pioppi e della Cattedrale di Rouen»

«Bordighera ha cambiato Monet. Se Monet non avesse scoperto Bordighera, noi non avremmo conosciuto il Monet delle ninfee del Novecento». Lo ha detto lo storico dell’arte, direttore delle Hunter College Galleries e Bershad Professor of Art History presso l’Hunter College di New York Joachim Pissarro che ha partecipato alla presentazione del catalogo della mostra ‘Monet, ritorno in Riviera‘.

In una ex chiesa anglicana gremita di autorità e cittadini, il curatore della mostra Aldo Herlaut ha presentato il catalogo appena stampato da Silvana Editoriale. Ottantotto pagine, oltre sessanta fotografie e testi di Marrianne Mathieu, Silvia Alborno, Carlo Bagnasco, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, Gisella Merello, Andrea Folli, Giuseppe Bessone e lo stesso Herlaut. Oltre che le introduzioni scritte dal sindaco di Bordighera Vittorio Ingenito e da quello di Dolceacqua Fulvio Gazzola.

L’esperto d’arte Pissarro ha parlato delle relazioni familiari di Monet tra il 1883 e il 1884. Dalla seconda moglie, Alice Hoschedé, all’amico e collega Renoir che lo ha portato, nel dicembre 1883, nel sud della Francia e in Riviera. «A Bordighera Monet decide di tornare da solo, e lo fa nei primi mesi del 1884 – ha raccontato Pissarro – Bordighera sarà il primo esempio della tecnica della pittura seriale che porterà ai capolavori delle serie dei covoni, dei pioppi e della Cattedrale di Rouen».

Soggetto del quadro ‘La Vallée de Sasso effet de soleil’ esposto a Villa Regina Margherita, è secondo Pissarro: «il contrasto tra la natura esplosiva a la staticità della torre, costruzione semplice e spoglia. Monet ha vissuto per tutta la sua vita questa sorta di lotta epica tra la natura e l’arte e qui lascia vincere la natura. L’ossessione che Monet ha per la natura, a Bordighera e Dolceacqua si rafforza al punto apicale della sua ossessività».

«Tornato a Giverny, per prima cosa, Monet si recò in un vivaio e iniziò a lavorare per creare un giardino in cui potesse immergersi nella bellezza della natura così come aveva fatto a Bordighera», ha concluso Joachim Pissarro. 

Oltre al catalogo, sono stati presentati oggi i due foulard in seta realizzati dalla Maison Daphné di Sanremo e dedicati a due delle tre opere di Monet esposte nella mostra di Bordighera e Dolceacqua. Alla riproduzione delle opere, è abbinata la scritta, tratta dalle lettere di Monet ad Alice, «Parto pieno di ardore, credo che farò cose meravigliose». La Maison ha realizzato inoltre due profumi «per riprodurre lo stesso odore di fiori che Monet respirava dipingendo nei nostri giardini».