Imperia, successo per il “Giraparasio” a tema: Enzo Ferrari racconta il terremoto del 1887
Raineri: «Una iniziativa che si inserisce perfettamente nel solco della tradizione culturale dell’associazione»
Imperia. «Il terzo giro straordinario al Parasio è stato un crescendo di partecipazione, da 36 della prima volta ai 43 di sabato 22. La gente ama ascoltare delle storie, aneddoti, avventure, descrizione di quadri o affreschi. Il Parasio può offrire anche questo. Oggi il testimone è stato preso dall’amico socio Enzo Ferrari, ma le visite guidate alla città alta sono un appuntamento fisso del nostro calendario che si inserisce perfettamente nel solco della tradizione culturale dell’associazione».
Così il presidente del Circolo Parasio Giacomo Raineri commenta il miniciclo di appuntamenti coordinati dallo scrittore e storico Enzo Ferrari.
Lo scorso sabato si è parlato del terremoto del 1877.
«Un anno di suo già particolare per la storia del nostro Paese – spiega Ferrari – A gennaio l’Italia, che da poco aveva inaugurato la sua stagione coloniale inventando l’Eritrea e occupando Massaua (1885), subisce una disastrosa sconfitta a Dogali. A distanza di nemmeno un mese da Dogali, il Ponente è investito da un sisma devastate. Si conteranno oltre 600 morti e più di 500 feriti. Interi paesi subiranno danni immensi: palazzi, chiese, scuole, edifici pubblici crollarono o furono irreparabilmente lesionati. A Porto Maurizio in via Giacinta Ferro, una via che scende dal Parasio verso l’attuale Via Cascione, una lapide ricorda l’evento. Più che una lapide è un “telegramma”: “1887 23 febbraio ore 6 1/2 e 9 antimeridiane. Forte terremoto Liguria. Danni immensi. Molte vittime”. Qui tutto il senso e la portata del dramma. Due forti scosse, specie la prima alle 6 1/2 del mattino, colgono nei loro letti o in chiesa per la messa delle Ceneri il 23era il Mercoledì delle Ceneri, migliaia di persone. A Baiardo la gran parte delle vittime è in chiesa. Un testimone racconterà che “un forte e cupo rombo, accompagnato dal sollevamento del suolo e seguito da terribile scuotimento … e poi da movimenti vorticosi” aveva investito cose e persone.”Il rumore sembra quello di un pesante treno che, spinto a tutta velocità, passi sotto una galleria, e vada di mano in mano aumentando”. A Oneglia furono venti i morti, tra cui alcuni soldati delle caserme. A Porto Maurizio, una sola persona. Danni al Duomo, agli Istituti scolastici, al Parasio. A Oneglia al Duomo di San Giovanni, agli oratori, al Palazzo comunale, al Regio Penitenziario, al Carcere Giudiziario, a molte case e palazzi. La macchina degli aiuti, con difficoltà, si mise in moto quasi subito. A coordinare gli interventi il Gen. De Sonnaz, cui sarà intitolata una via a Oneglia. Per gli aiuti si mobilitarono città anche lontane come Milano, Firenze, Genova. Migliaia le pratiche di rimborso danni esaminate, altrettanti finanziamenti agevolati erogati e i mutui contratti dalle località del Ponente che subirono danni materiali anche importanti, da Diano Marina a Sanremo, da Oneglia a Bussana, da Diano Castello a Taggia, solo per ricordarne alcuni. Il Ministero inviò due sismologi nell’area della catastrofe con il compito di raccogliere informazioni e redigere una dettagliata relazione del fenomeno. I due erano Torquato Taramelli e Giuseppe Mercalli. In particolare a Mercalli fu subito chiaro che la varietà delle situazioni rendeva necessario uno studio approfondito che poi sfocerà di li a pochi anni nella omonima scala più complessa e completa di quelle precedenti e che tutti conosciamo. Anche se ai giorni nostri i terremoti si misurano altrimenti (con la scala Richter che evidenzia l’energia sprigionata) resta il valore scientifico della ricerca dei due scienziati. La scossa del terremoto del 23 febbraio 1887 può essere valutata in 6,4/6,5 gradi della scala Richter. A mo’ di paragone: Messina 1908, 7,2 gradi Richter; Avezzano 1915, 7 Richter; Abruzzo 2009 5,9-6,3 Richter; Friuli 1976 6,4 Richter; Irpinia 1980 6,9 Richter. Il sisma del 1887 , un po’ come tutti i terremoti) determinò cambiamenti economici, urbanistici e sociali sul territorio. La ricostruzione che ne seguì avviò un nuovo processo economico, favorendo persino il turismo in certe località come Alassio, Sanremo e Bordighera, e migliorando la sistemazione urbanistica di certi paesi come Diano Marina. Bussana fu il solo esempio di cittadina ricostruita ex-novo altrove, più a valle, per l’impossibilità di mantenere edifici su terreni poco solidi e tendenzialmente franosi. Se i terremoti hanno tutti una storia identica in termini di danni, morti, drammi e disagi, resta il modo in cui il post-terremoto viene affrontato dalle autorità e dalla popolazione che fa la differenza. E l’Italia, per le sue caratteristiche morfologiche e storiche, è un valido esempio di come si possa o meno ricostruire meglio e bene un territorio colpito dal sisma. La ricostruzione post terremoto del 1887, per molti aspetti, può essere paragonata a quella del Friuli, dell’Umbria, dell’Emilia e non certo a quella dell’Irpinia o dell’Aquila».