Progetti dell’amministrazione Biancheri per il litorale di Sanremo. Per il candidato sindaco Tubere è un «Attacco alla costa»
«Nuova cementificazione, impatto ambientale, usurpazione dei pochi spazi liberi sul mare nei luoghi più belli»
Sanremo. «In ogni caso per noi il tema è: attacco alla costa, con la combinata dei sue progetti, nuova cementificazione, impatto ambientale, usurpazione dei pochi spazi liberi sul mare nei luoghi più belli». A parlare è il candidato sindaco Giorgio Tubere della lista “Città bene comune”. Nel mirino ci sono diversi progetti che l’attuale amministrazione comunale sta portando avanti. E sui quali l’aspirante primo cittadino non è affatto d’accordo: “Questi sono progetti che segnano la differenza tra la nostra visione di sviluppo e quella di Biancheri, a fronte di altre priorità riconosciute come la tutela del territorio, la protezione del litorale e il sostegno ai centri storici”.
In una conferenza stampa odierna, Tubere e quelli della sua lista, hanno elencato nello specifico le criticità di questi progetti. Eccole:
«Innanzitutto, lo sbancamento del complesso residenziale “Vistamar”, in zona notoriamente e storicamente franosa, che ancora recentemente ha visto fenomeni di smottamento a seguito di maltempo (zona Vesca).
Diecimila metri cubi di nuovo cemento per trentasei alloggi (più ovviamente piscina) talmente di lusso che appunto il mare diventa quasi un optional.
Poi “L’ecomostro di Portosole”, il blocco di cemento oggetto da decenni di contestazioni e di prese di posizioni dell’intera popolazione (5000 firme raccolte contro la costruzione).
Rimasto fermo senza soluzioni condivise, ora l’amministrazione Biancheri ha approvato un nuovo progetto che porta indietro di 30 anni: effettivamente nella nuova soluzione approvata, rispetto alla vecchia progettualità, si prevede un albergo di 106 camere, la superficie consentita passa da 5000 mq a 9800 (raddoppia), altezza 3 piani fuori terra, supera la passeggiata almeno di 6/8 metri precludendo la vista del mare, la copertura dell’albergo non è più piazza pubblica ma spazio privato utilizzabile dal Comune x 30 gg/anno, la superficie a verde scende da 7000 mq a 2500.
La privatizzazione di porto vecchio, cuore e memoria della città, con la scelta da parte della Giunta all’inizio del 2019 di un progetto (fra 3) in cui concede al privato l’utilizzo della superficie portuale (demaniale e comunale) per 65 anni. L’iter è quanto mai controversa, la scelta quantomeno inopportuna nel merito.
Considerazioni:
– Nessuna dichiarazione da parte dell’amministrazione comunale circa la volontà di addivenire ad una ristrutturazione complessiva del porto vecchio di Sanremo, delineando preventivamente obiettivi, condizioni, criteri scelta. Non facendo così, l’amministrazione ha un ruolo passivo, non attivo, rispetto alla progettualità pubblica della città e agli interessi privati. Non si può far decidere l’urbanizzazione dalla speculazione privata, senza controllo né coordinamento della mano pubblica
– Senza condizioni preordinate, come si fa a verificare realmente l’interesse pubblico e soprattutto su cosa si basa la comparazione tra proposte?
– Tra le regole europee di una urbanizzazione sostenibile ci sono la partecipazione (qui nessuna condivisione con la città sui progetti arrivati), la massima valorizzazione dei luoghi identitari di una città (qui viene snaturato il porto antico), la verifica dell’impatto ambientale e socioeconomico di ogni progetto nonché dei costi sociali (ricadenti sulla collettività) delle nuove progettazioni
– Le competenze degli organi del comune relativamente al territorio, pur nella forma agevolata dei project financing, permangono al consiglio comunale per ciò che riguarda la valutazione del pubblico interesse, riguardante cioè la comunità intera
– In questo caso la giunta invece ha avuto un ruolo determinante, ha scelto ed approvato il progetto (tra 3) sulla base di una valutazione tecnica contenente perplessità ed una valutazione economica a cura di una società esterna (vedi relazioni tecniche del dirigente e delle società incaricate con obiezioni.
– La giunta ha deliberato con soli quattro assessori più il sindaco, in cui erano assenti gli assessori competenti (lavori pubblici, demanio, ambiente)
Le criticità: concessione di 65 anni con ricadute sulla città, definizione interesse pubblico, sbilanciamento del rapporto pubblico/privato a vantaggio di questo ultimo, superficie concessa, nuova viabilità pericolosa con oneri a carico del comune, mancanza di trasparenza e condivisione. Ricorsi al TAR, ricorso ANAC. Il nuovo insediamento urbano alla Foce, quartiere residenziale, che ha piuttosto bisogno di spazi pubblici e non già di altro cemento e altri palazzi».