Sanremo. Turismo, Bolkestein, xylella ed etichettatura prodotti. La ricetta del ministro Centinaio (Lega)






Pugno duro con l’Europa: “Perché non ci permettono di sapere dove e quando è stato pescato quel pesce? Perché bisogna fare un favore a qualcuno?”
Sanremo. Gli obiettivi della politica nazionale passano da Sanremo con l’intervento del ministro delle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio (Lega) giunto nella “Città dei Fiori” per sostenere il candidato sindaco del centrodestra unito, Sergio Tommasini. A margine dell’incontro dedicato a Tommasini, al cinema Tabarin, Centinaio ha tracciato un quadro di quelli che sono i punti cardine del suo ministero.
Xylella. “Far considerare l’Italia un Paese “xylella free” è un lavoro lontano dai giornali e dai tg, ma è un lavoro che stiamo facendo perché quando i nostri vivaisti vanno in giro per il mondo possano esportare prodotti di qualità senza vedersi la porta chiusa perché l’Italia viene considerata un Paese affetto da xylella”. Ha detto il ministro, che ha aggiunto. “Bisogna fare un provvedimento per far sì che in Puglia questa benedetta xylella venga bloccata. Lo abbiamo fatto, ma abbiamo passato anni e anni con gente che diceva che la xylella non esisteva in Puglia. La prima volta che sono andato in Puglia mi hanno detto che la xylella non esiste, che gli olivi in Puglia si ammalano perché è colpa di noi del Nord che negli anni Sessanta abbiamo portato fusti di sostanze tossiche delle nostre aziende chimiche, li abbiamo interrati vicino agli ulivi e adesso che questi fusti si sono rotti, gli ulivi si ammalano per colpa nostra. Io ho risposto di cambiare spacciatore, perché la droga fa male. Anche in Puglia. E quindi l’obiettivo che abbiamo è il provvedimento importante della lotta alla xylella, dove abbiamo già messo sul tavolo 100milioni di euro, dove oggi il commissario Hogan ci ha garantito altri soldi, partendo dalla considerazione che la xylella non è un problema solo della Puglia, ma di tutto il Paese. Perché chi ci vede da fuori ci considera un sistema a rischio. E quindi anche i vivaisti della Liguria”.
Balneari. “Abbiamo sempre detto che volevamo una proroga delle concessioni balneari e volevamo uscire dalla Bolkestein. E tutti ci dicevano che sembrava un sogno. Mi dicevano: ‘Centinaio stai sognando, non si potrà fare mai’. Benissimo, lo abbiamo fatto. Non siamo ancora usciti dalla Bolkestein perché questo sarà l’obiettivo finale ed è quello su cui stiamo lavorando insieme alle associazioni di categoria”.
Turismo. “C’è un altro problema: l’abusivismo nel turismo nel nostro Paese. L’Italia è il Paese più abusivo d’Europa. Tutti gli altri non hanno l’abusivismo che abbiamo noi. Sul mondo delle strutture ricettive dobbiamo fare un lavoro importante: introdurre il codice identificativo delle strutture ricettive, come fanno altrove. Obbligheremo i tour operator online, come Booking, a vendere solo ed esclusivamente quelli che sono in regola, quelli che hanno i codici identificativi. Se sei in regola, paghi le tasse, vieni venduto e hai la possibilità di fare business. Se sei contro legge io ti stango. Sapete quanto pagano di multa gli abusivi in Inghilterra? 100mila euro. Perché l’Inghilterra su questa cosa è stata inflessibile. L’Inghilterra ha detto: ‘Se ti becco ti do una multa talmente alta che non ti rialzi più’. Ecco io voglio arrivare a quel punto: se ti becco non ti rialzi più”.
Tutela del Made in Italy. “Stiamo esportando 42 miliardi di euro ogni anno, ma abbiamo 100miliardi di Italian sounding. Vuol dire che abbiamo prodotti che vengono venduti in giro per il mondo che hanno la bandierina italiana e ricordano tutto quello che produciamo ma che vengono coltivati, allevati e pescati dall’altra parte del mondo. Allora quei cento miliardi di euro li voglio andare ad aggredire perché sono nostri, perché sono abusivi anche quelli. Alcuni mi dicono: ‘Ma chissenefrega se viene venduto il Parmesan, se viene venduto il Prosecco che viene imbottigliato in Argentina o in Brasile’. Allora io faccio un ragionamento e dico: ‘Chissenefrega se viene venduta una borsa Gucci che invece di chiamarsi Gucci si chiama Pucci o un Armani non originale’. Se noi facciamo lotta alla contraffazione ai nostri marchi del fashion non vedo perché non dobbiamo fare lotta alla contraffazione della nostra agricoltura che viene considerata di qualità in giro per il mondo”.
Etichettatura alimenti. “Un’altra cosa su cui voglio lottare e stiamo facendo una battaglia importante è quella sull’etichettatura. Sono convinto che sull’etichettatura bisogna andare a fare battaglia in Europa. Il ministro Centinaio è considerato cattivo in Europa perché dice che nell’etichetta ci deve essere scritto se il prodotto è italiano. Se il riso è stato coltivato in Italia ci deve essere scritto che è italiano, se è stato coltivato in Cambogia ci deve essere scritto che è riso cambogiano. Invece no, l’importante (come previsto ora dalle norme europee, ndr) è che sia trasformato in Europa. Se è stato coltivato in Birmania ma trasformato in Europa o in Italia ci può essere scritto Made in Italy. No, io voglio che i nostri consumatori siano tutelati. Voglio che siano coscienti di quello che comprano e non voglio pensare che lo si debba fottere tutte le volte. E non posso pensare che lui (il consumatore, ndr) mi dica che sta usando l’olio fatto in Unione Europea ma non si sa se è fatto in Puglia, Liguria, Spagna o Tunisia. Perché ora purtroppo succede così. L’olio della Tunisia viene portato in Spagna, lo si lavora un pochettino, si aggiunge un po’ di olio spagnolo e poi si scrive ‘fatto in Europa’. Fatto in Europa un cazzo. E’ fatto in Tunisia e mi scrivi che è fatto in Tunisia. Punto. L’obiettivo che abbiamo è quello di andare in Europa, picchiare i pugni, perché sulle nostre etichette ci deve essere scritto dove è stato coltivato, allevato o pescato quel prodotto”.
Pesca. “Ora sulle etichette del pesce c’è scritto quando scade ma non quando è stato pescato. Scade domani, mi dici quando è stato pescato e dove è stato pescato. Perché ora c’è scritto area FAO con codice che neanche il ministro dell’Agricoltura e della Pesca sa che cosa voglia dire. Io voglio che ci sia scritto in che mare è stato pescato o allevato. Me lo volete dire? Perché non ci permettono di sapere dove e quando è stato pescato quel pesce? Perché bisogna fare un favore a qualcuno? Bisogna fare un favore alla Spagna o alla Grecia che importano pesce o utilizzano pesce che arriva dall’Albania non si sa in che modo? Non me ne frega niente. Io devo tutelare i miei cittadini”.