Imperia e Sanremo “litigano” per 300 mila euro sul conto Lotto 6
In Assemblea dei sindaci provinciale, alla fine arriva lo “sconto” da parte del sindaco di Sanremo Alberto Biancheri
Imperia. È accaduto in Provincia in occasione della scorsa seduta Assemblea dei sindaci.
In discussione c’era l’approvazione di una somma di denaro (300 mila euro) che il Comune di Sanremo richiede agli altri centri a seguito della realizzazione di una condotta per il passaggio di percolato del futuro “Lotto 6” per lo stoccaggio e smaltimento dei rifiuti.
Il tubo, infatti, per un centinaio di metri attraverso il territorio della Città dei fiori. L’amministrazione guidata da Alberto Biancheri ha chiesto che la “spesa” venga ripartita tra tutti i comuni interessati in ragione dei rifiuti prodotti.
Si tratta, in realtà, di una “royalty” che Sanremo chiede qualche “indennizzo ambientale’” .
Il Comune di Imperia, rappresentato, dal vicesindaco Giuseppe Fossati ha, però, ha votato contro contestando l’intervento tecnico.
«Tutto nasce -spiega Fossati – da una variante chiesta dall’impresa e concessa dai tecnici della Provincia, senza nessun passaggio “politico “. Per questo ho votato contro».
Il conto più salato, tocca, dunque, a Imperia sulla base della quantità di spazzatura prodotta, circa 70 mila euro destinati a gravare sulla tari dei cittadini del capoluogo.
Il sindaco Alberto Biancheri (a sua volta alle prese con la definizione delle tariffe Tari) è stato irremovibile, concedendo solo un piccolo “sconto”: 250 mila euro invece di 300 mila. La mossa non ha convinto, però, Fossati che è rimasto contrario non alzando la mano al momento del voto.
La pratica, comunque, è passata a maggioranza e comporterà una spesa per le già deficitarie casse del Comune di Imperia di 62 mila euro che ricadranno sulla bolletta della spazzatura. Anche gli altri comuni pagheranno, comunque, in proporzione “pro quota” somme consistenti.
«Ho chiarito – conclude Fossati – che non è stato un atto ostile verso Sanremo, ma la volontà di tutelare i propri cittadini da nuove spese che ritengo non giustificabili senza scelte politiche condivise a monte».