Dal Vaticano a Ventimiglia per visitare il Campo Roja. Padre Fabio Baggio: «Luogo degno, ma preoccupa il dopo»

19 marzo 2019 | 16:35
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Sotto-segretario della sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero Vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale

Ventimiglia. «Ho trovato un luogo degno, con persone trattate in modo altrettanto degno; strutture adeguate alle esigenze e operatori motivati e competenti». Lo ha detto padre Fabio Baggio, sotto-segretario della sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero Vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, al termine della sua visita al Campo Roja della Croce Rossa a Bevera, dove si è recato accompagnato dal vescovo diocesano monsignor Antonio Suetta e dal responsabile della Caritas Intemelia Maurizio Marmo.

«Ciò che preoccupa, però, è il dopo di questo e anche dalle battute che ho avuto modo di scambiare con gli operatori, mi è parso di capire che l’aspetto più importante resta il lavoro – ha aggiunto il sacerdote -. E qui ci si collega con le parole del Santo Padre: il lavoro è dignità, fonte di dignità, e quindi bisogna continuare a crescere insieme nelle generazioni di lavori, che devono essere cercati e costruiti, senza lasciare indietro nessuno. Le società locali: chi accoglie e chi è accolto devono costruire insieme dei percorsi di lavoro. Non parliamo di tanti soldi, ma di dignità per tutti».

«Sono qui per portare, come sempre, la preoccupazione del Santo Padre per coloro che vivono in quelle che sono le periferie esistenziali, e tra questi ci sono molti migranti e rifugiati – ha aggiunto padre Baggio -. E’ nota questa attenzione che il Santo Padre ha avuto, a partire dalla visita a Lampedusa, per queste persone e apprezziamo, con Papa Francesco, tutti quegli sforzi che vengono fatti al fine di assistere e di dare e continuare a coltivare la speranza di un futuro migliore per tutti, sempre nella certezza che la carità che viene esercitata, e ho avuto modo di assistere a diverse opere di carità in questa diocesi, sarà sempre ricompensata dal Signore».

«Abbiamo sempre lavorato essenzialmente sui due fronti – ha detto il vescovo diocesano monsignor Antonio Suetta in merito all’accoglienza di profughi nell’estremo ponente della provincia -. Da una parte quello maggiormente condiviso su tutto il territorio nazionale e anche internazionale, cioè l’accoglienza di coloro che chiedono asilo e ospitalità per rimanere sul territorio italiano. In questo caso sia direttamente con le istituzioni che sono espressione della Caritas, sia in collaborazione con altre realtà, abbiamo anche noi accolto dei migranti cosiddetti ‘richiedenti asilo’ in due contesti: casa Papa Francesco a Sanremo e l’ex seminario di Bordighera, collaborando con tante altre realtà per tutti quei progetti di integrazione e anche di sensibilizzazione. L’altro fronte, più significativo dal punto di vista numerico e anche della sensibilità in quanto ad emergenza, è proprio quello di Ventimiglia perché, in ragione del fatto che soprattutto negli anni passati su Ventimiglia si è concentrata una grande presenza di profughi, di migranti, che soprattutto desideravano andare in Francia o per lo meno transitare dalla Francia, insieme ad altre realtà sia italiane che francesi e monegasche, la nostra diocesi si è impegnata nell’accoglienza che si è configurata da una parte come emergenza (cibo, vestiario, cure…), ma soprattutto l’accoglienza di tipo umano, quindi il fatto di accoglierle come persone e di essere un segno sul territorio anche a livello della comunità internazionale, di essere un segno di accoglienza e di attenzione a questo fenomeno».

Marsha Cuccuvé, capo campo CRI

Il vescovo ha poi lanciato un monito ai francesi: «Il messaggio è che si cerchi di vivere la realtà che per tanti aspetti significativi e preziosi ci vede uniti come Comunità europea: io credo che, come c’è sensibilità e ci sono buoni risultati da questo punto di vista, per tanti aspetti della vita sociale ed economica delle persone, direi che non può essere escluso il riferimento essenziale alla solidarietà, non solo per rispondere a una emergenza ma soprattutto per qualificarci in termini di umanità».

Padre Fabio Baggio

Campo Roja. Al momento sono circa 170 gli ospiti del centro di accoglienza migranti della Croce Rossa di Ventimiglia. Resta costante il numero degli arrivi al campo, di circa venti o venticinque al giorno. A calare, però, sono i giorni di permanenza. A renderlo noto, a margine della visita di padre Baggio, la responsabile del Campo Roja Marsha Cuccuvè. «Possiamo immaginare che siano riusciti nel loro intento di proseguire il cammino – ha detto la donna sui tempi accorciati della permanenza – o che si siano diretti verso città più grandi, soprattutto quei migranti con permesso umanitario, sapendo che alla scadenza dovranno convertire il permesso umanitario in permesso di lavoro, dato che non possono rinnovarlo»Al campo gestito dalla CRI è presente anche un ufficio legale «che collabora anche con associazioni esterne, che ci offrono sostegno sul campo– spiega Marsha Cuccuvé -. C’è, ad esempio, chi chiede aiuto per avviare un ricorso nei tempi stabiliti e chi, magari, arriva con un ricorso già in atto».

Riguardo le nazionalità degli ospiti stranieri: «Arrivano gruppetti da Nigeria, Mali, Afghanistan, Tunisia, Marocco, Senegal e da altri Paesi ancora, ma non c’è una predominanza come nei mesi passati. Al momento è una situazione tranquilla e controllata, che ci permette di concentrarci sui singoli soggetti».