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All’istituto Fermi di Ventimiglia il ricordo di Maria Claudia Loi: “Mia sorella Emanuela morta per la democrazia e la libertà”

14 marzo 2019 | 14:38
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All’istituto Fermi di Ventimiglia il ricordo di Maria Claudia Loi: “Mia sorella Emanuela morta per la democrazia e la libertà”
All’istituto Fermi di Ventimiglia il ricordo di Maria Claudia Loi: “Mia sorella Emanuela morta per la democrazia e la libertà”
All’istituto Fermi di Ventimiglia il ricordo di Maria Claudia Loi: “Mia sorella Emanuela morta per la democrazia e la libertà”
All’istituto Fermi di Ventimiglia il ricordo di Maria Claudia Loi: “Mia sorella Emanuela morta per la democrazia e la libertà”
All’istituto Fermi di Ventimiglia il ricordo di Maria Claudia Loi: “Mia sorella Emanuela morta per la democrazia e la libertà”

Nel corso della mattinata ha condiviso con gli studenti presenti le emozioni del giorno in cui la sorella, agente di scorta di Paolo Borsellino, perse tragicamente la vita

Ventimiglia. “Questi per me sono momenti di grande emotività perché mi riportano indietro al momento in cui si è consumata la mia tragedia e della mia famiglia“. Con queste parole è iniziato l’intervento, organizzato da Antonella Costanza presso l’istituto Polo-Fermi Montale, di Maria Claudia Loi, sorella di Emanuela Loi, agente di scorta del giudice Paolo Borsellino, deceduta nella strage di via D’Amelio del 1992.

Il dolore è sempre presente e non passa mai – racconta Maria Claudia agli alunni presenti – , ma bisogna avere il coraggio di trasformarlo in qualcosa di buono e io l’ho fatto diventare una missione educativa, portando nelle scuole la mia testimonianza. Emanuela era una ragazza gentile, gioiosa, bella, dolce, ottimista, coraggiosa, amava molto i bambini e il suo sogno era fare la maestra, non la poliziottaEra più di una sorella per me, eravamo sempre insieme e io la ammiravo molto perché era più brava di me negli studi e nei rapporti personali.

Al concorso in polizia non voleva partecipare, ma io la convinsi a venire con me – prosegue – e, mentre io non riuscii a passare, lei ottenne un buon punteggio e venne subito selezionata. Fece 6 mesi di corso a Triste e poi venne mandata a Palermo. Emanuela voleva fare carriera e io so che ci sarebbe riuscita, era molto amata dai suoi colleghi che la apprezzavano per la sua gioia tanto che la soprannominarono “raggio di sole”. Inizialmente le furono affidati incarichi non a rischio, ma dopo la strage in cui perse la vita Giovanni Falcone la introdussero nella scorta di Borsellino e lei decise di non sottrarsi a questo compito. La settimana prima della sua morte era con me e la nostra famiglia in Sardegna, aveva la febbre, non stava bene e provammo a convincerla a non partire, ma il suo attaccamento al lavoro la fece tornare a Palermo. La sua scomparsa è stato un dolore enorme per i miei genitori che sono morti nel dispiacere”.

Insieme a Emanuela e al giudice Borsellino, persero la vita anche Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina: “Devono essere ricordati con la stessa forza e dignità dei nomi importanti. Sono passati 27 anni da quel tragico evento e il dolore è sempre presente in me, ma noi familiari non conserviamo sentimenti di odio verso gli assassini, ma desideriamo giustizia e memoria – prosegue Maria Claudia – . Mia sorella ha perso la vita per la democrazia e la libertà, tutti noi nel quotidiano dobbiamo fare la nostra parte per costruire una società in cui i valori della legalità siano fortemente radicati e che non sia più necessario morire per difenderli. La legalità è una virtù che bisogna imparare già da piccoli perché ci fa andare avanti, ci fa distinguere il bene dal male e ci porta a riconoscere e condannare tutti i comportamenti illeciti. Desiderare un mondo più giusto deve essere l’aspirazione di ciascuno di noi, ma è indispensabile collaborare per raggiungere questo ideale nella nostra società“.

All’incontro ha preso parte anche Flavia Fiumara, criminologa, che ha ripercorso il contesto storico italiano negli anni in cui si verificarono le stragi di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone: “Il 1992 è stato un anno molto particolare, il paese stava attraversando un periodo di rivoluzione in seguito a Tangentopoli e in questo contesto la mafia capì che era arrivato il momento di alzare il tiro. Falcone da Roma stava andando a Palermo per festeggiare il suo compleanno, era partito con un volo di Stato dall’aeroporto di Ciampino e con sé aveva una semplice scorta. Per eliminarlo venne fatto saltare il ponte dell’autostrada di Palermo con il tritolo e Borsellino venne ucciso 57 giorni dopo in modo similare, mettendo del tritolo in un’auto parcheggiata all’altezza del citofono della casa della mamma“.

All’incontro sono intervenute numerose figure legale al mondo della legalità a livello locale: l’assessore del Comune di Bordighera Stefano Gnutti, il dirigente del commissariato di Ventimiglia Saverio Aricó, Paola Ravani, ex poliziotta e oggi scrittrice per ragazzi sulle tematiche di legalità, Francesco Giangreco, comandante della compagnia dei carabinieri di Ventimiglia, il comandante della polizia locale di Ventimiglia Giorgio Marenco, il presidente dell’associazione nazionale polizia di Ventimiglia Rocco Raboni, il comandante della polizia municipale di Bordighera Attilio Satta, il maresciallo Massimiliano Sestili comandate della stazione dei carabinieri diBordighera e il vicecomandante della polizia municipale di Bordighera l’ispettore Giuseppe Romani. I presenti hanno ricordato il 19 luglio 1992, raccontando agli studenti le proprie sensazioni e i propri ricordi.