Imperia, anche l’associazione culturale ApertaMente contro la mozione anti aborto di Baldassarre
“Definire Imperia città a favore della vita, vuole indurre a pensare che tutti coloro che per anni si sono battuti fosse riconosciuta alle donne la possibilità abortire nelle strutture pubbliche fossero sostenitori di una cultura della morte”
Imperia. Anche l’associazione culturale ApertaMente si scaglia contro la mozione anti aborto del consigliere comunale Orlando Baldassarre:
“Non dimenticate mai che basterà una crisi politica, economica o religiosa affinché i diritti delle donne siano messi in discussione.Questi diritti non sono mai acquisiti.Dovete stare attente alla vostra vita”, Simone de Beauvoir. L’ associazione culturale Apertamente di fronte alla mozione presentata dal signor Baldassarre per la prevenzione ed il sostegno alla maternità ricorda quanto segue:
Nel maggio del 1978 dopo anni di aspre battaglie fu approvata la legge 194 che riconosce alle donne il diritto di interrompere volontariamente la gravidanza. Prima l’aborto era considerato un reato, per abortire ci si doveva rivolgere a strutture clandestine, con seri rischi per la propria vita.
Dopo quarant’anni le interruzioni volontarie di gravidanza, sono più che dimezzate.I dati più recenti ,anno 2016, sono pubblici e sono stati raccolti dal Sistema di sorveglianza epidemiologica della Ivg coordinata dall’Istituto superiore di sanità, dal ministero della Salute, dall’Istat e da regioni e province autonome.
Si rileva che gli aborti sono in calo , una tendenza attiva dal 1982.Nel 2016 le regioni hanno riferito il 3,1% in meno rispetto all’ anno precedente. Complessivamente una riduzione del 74,7% rispetto ai dati del 1982.Attualmente il tasso di abortività del nostro Paese è fra i più bassi tra quelli dei paesi occidentali.
Gli interventi effettuati da minorenni sono pari al 3.0% . Come negli anni precedenti, si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale».Per quanto riguarda le “uccisioni nascoste” lo stesso Ministero della salute qualifica la “pillola del giorno dopo” o dei cinque giorni dopo come metodo contraccettivo diretto a impedire la fecondazione o a ritardare l’ovulazione, non quindi come un abortivo.
Nonostante ciò è aumentata la pressione dei movimenti antiabortisti, il numero di medici obiettori ha raggiunto la cifra record del 70% rendendo impossibile in alcune regioni esercitare il diritto di effettuare un aborto. La legge 194 si presenta quindi sempre meno applicata col rischio che aumenti la richiesta di aborti clandestini.
La legge 194 è nata «per difendere il diritto delle donne a non morire per aborto clandestino e per promuovere una scelta libera e consapevole di maternità. Il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è diminuito negli ultimi decenni grazie a questa legge, all’azione di prevenzione dei servizi e alla diffusione delle pratiche contraccettive». Il vero problema, è che la legge non viene applicata e garantita in maniera uniforme.Le donne italiane non possono essere ricacciate nell’incubo della maternità indesiderata o dell’aborto clandestino.
Voler definire Imperia “Città a favore della vita”, e prevedere finanziamenti ad associazioni cattoliche che hanno l’obiettivo di promuovere iniziative contro l’aborto, vuole indurre a pensare che tutti coloro che per anni si sono battuti affinché anche in Italia fosse riconosciuta alle donne la possibilità di interrompere una gravidanza nelle strutture pubbliche fossero dei ferventi sostenitori di una “cultura della morte”.
Che ne sappiamo di quello che ha potuto vivere, o vive, una donna che decide di abortire? Il problema di alcune associazioni cattoliche è voler imporre a tutti la propria visione del mondo, stabilendo ciò che è “bene” e ciò che è “male”.Cosi si rischia solo di generare altra sofferenza”.