Il calcio piange il mitico portiere inglese Banks, nel 1985 a Sanremo per l’addio al calcio di Zoff

13 febbraio 2019 | 10:15
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Il calcio piange il mitico portiere inglese Banks, nel 1985 a Sanremo per l’addio al calcio di Zoff
Il calcio piange il mitico portiere inglese Banks, nel 1985 a Sanremo per l’addio al calcio di Zoff
Il calcio piange il mitico portiere inglese Banks, nel 1985 a Sanremo per l’addio al calcio di Zoff

Nota economica: i bene informati dicono che, ai tempi, il Casinò, per accaparrarsi l’evento, aveva speso speso 80 milioni di vecchie lire

Sanremo. Una piccola ma significativa pagina della storia del mitico portiere Gordon Banks è stata scritta anche nella Città dei Fiori. L’autore di quella che viene comunemente considerata come la parata più bella di sempre si è spento ieri all’età di ottantun’anni.

E’ stato probabilmente il miglior portiere inglese di tutti i tempi, campione del mondo di calcio nel 1966. Il suo intervento su un colpo di testa di Pelé durante il Messico 1970 è ritenuto dai più il più grande salvataggio della storia del calcio.

Ed è al cospetto di un altro portiere eccezionale che troviamo Banks, il 5 settembre 1983, in una serata di gala al Casinò Municipale: era l’addio al calcio dell’altrettanto mitico numero uno della Nazionale italiana Dino Zoff (“meritava il Pallone d’Oro” ha detto”) anche lui con un Mondiale in saccoccia, vinto l’anno prima in Spagna. A fare da interprete tra i due poi, c’era poi un loro collega, bandiera storica del calcio matuziana:

Di estremi difensori di livello, quella sera, nelle stanze della sala da gioco, ce n’erano tanti: Lev Ivanovič Jašin, Jan Tomaszewski, Vladimir Beara (nessuno era più in attività), tra gli italiani non più attivi, Buffon, Vieri, Sarti e Viola, tra gli italiani all’epoca ancora attivi Zenga, Tacconi, Nuciari, Martina, Mannini e Castellini.

A fare da interprete per i portieri stranieri c’era poi un loro collega locale, bandiera storica del calcio matuziano: “Ceci” Von Meyer, che parlava ben cinque lingue tanto da essere soprannominato “il portiere poliglotta”. Figlio di un colonnello zarista trasferitosi in città dopo la rivoluzione russa, conosceva inglese, francese, tedesco, russo e italiano.

Nota economica: i bene informati dicono che, ai tempi, il Casinò, per accaparrarsi l’evento, aveva speso speso 80 milioni di vecchie lire