Claudio Scajola: «Mai stato massone. Aspetto giustizia da 4 anni e mezzo»
Negati anche gli incontri a Imperia e i rapporti con Impregilo. «Una vergogna finire in pasto ai media»
Imperia. Le dichiarazioni spontanee rese in aula durante il processo a suo carico in corso a Reggio Calabria dove è accusato di aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, da parte del sindaco Claudio Scajola. L’ex ministro viene indicato da pentiti come come iniziato a logge massoniche deviate e gli si contesta di aver incontrato Carmelo Cedro, vicino alla cosca dei Molè, affinché la società di costruzioni Impregilo potesse godere di una sorta di ‘protettorato’ delle cosche più importanti della Piana di Gioia Tauro durante i lavori in Calabria, in particolare sulla Autostrada Salerno Reggio Calabria.
«Le falsità danno fastidio -ha dichiarato Claudio Scajola in aula – in questo contesto fanno male. Mi rendo conto di non aver capito nulla dall’8 maggio (2014 ndr) all’alba fino a oggi, salvo capire di essere in un tritacarne mediatico che è insopportabile. Io non ho mai partecipato a nessuna associazione e a nessun club e devo dire che non mi è stato mai neanche chiesto. Forse perché sono note a tutti quali sono le mie posizioni su questi temi. Io per natura non mi nascondo, io per natura dico quello che penso ed è forse il mio principale difetto. Io non ero ministro delle Infrastrutture, io nel 2015 ero ministro delle Attività produttive, non era nelle mie competenze interessarmi del Ponte sullo Stretto o di qualunque altro lavoro pubblico. Posso aggiungere addirittura che la mia personale posizione su quel tema era di grande dubbio , cosa che ho sempre confermato e di cui sono ancora convinto oggi della necessità di quel grande intervento».
«Devo dire altresì – ha proseguito Scajola – che se qualcuno avesse potuto agevolare quel percorso, mi apre ovvio e lapalissiano che si sarebbe servito di chi quelle competenze aveva. Devo altresì dire che Imprengilo non è stata mai nelle mie conoscenze, né nelle mie frequentazioni. Ho letto le carte anche delle altre testimonianze e mi pare di cogliere già da queste la controprova che io non ho mai ricevuto nessuno in casa mia, che non abito in provincia di Imperia, ma in città di Imperia e che per la riservatezza mia e di mia moglie in casa mia non ho mai fatto incontri. Così altrettanto per chiarezza credo che se qualcuno avesse voluto incontrarmi, passando 5 giorni alla settimana a Roma, non sarebbe dovuto arrivare fino lassù a Imperia per cercare di avere un appuntamento con me che non ho mai dato nella mia abitazione. Per quanto riguarda la mia presenza, non ho capito se con la maglietta sporca, pulita o bagnata con la spada o quant’altro, sono contrarie assolutamente alla mia storia nota e che credo, mi auguro possa essere perseguita come falsità data in mano ai media attraverso questo processo.
«È una vergogna!, Una vergogna – ha concluso Scajola con la voce rotta dall’emozione davanti ai giudici – perché finisce sulle pagine dei giornali e io sono 4 anni e mezzo che aspetto giustizia. Mi scusi signor presidente… Se devo confessare due colpe e che conosco Sensi come presidente della Roma perché sono tifoso della Roma e che conosco l’Hotel Excelsior perché per seguire questo processo da 4 anni e mezzo dormo li».