Ventimiglia, Malivindi replica a Ioculano. Per la consigliera: “Il decreto Salvini non è il problema”

Avvocato e consigliere M5S del comune della città di confine
Ventimiglia. Silvia Malivindi, avvocato e consigliere M5S del comune di Ventimiglia, si esprime in merito al decreto Sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e poi convertito in legge dal Parlamento, che prevede una serie di novità sul tema dell’immigrazione.
“Leggo della preoccupazione dei sindaci della provincia e in particolare di quella del sindaco Ioculano rispetto al decreto Sicurezza. Vorrei però ricordare che lo SPRAR, sebbene sia nato per favorire l’integrazione di coloro che avevano già ottenuto il riconoscimento del diritto di permanere in Italia, dal 2015 – con l’estensione del cd. “permesso umanitario” – è diventato di fatto uno strumento di accoglienza dei richiedenti asilo e non già di integrazione dei regolarizzati” – dice la consigliera.
“La domanda rimane la stessa. Prima ci si chiedeva cosa avrebbero fatto tutte queste persone (che non erano state inserite in progetti di integrazione ma avevano ricevuto semplice “accoglienza”) in caso di esito negativo della richiesta di asilo: sarebbero finite in strada a fare cosa? E la stessa domanda se la pone Ioculano ora, di fronte alla “stretta” al sistema Sprar voluta dal Decreto. Dove andranno i richiedenti asilo che non rientrano nelle nuove casistiche previste per entrare nello Sprar? Chi si occuperà della loro integrazione?
Il problema esiste, sicuramente, ma non lo ha creato il decreto Sicurezza, che cerca solo di regolamentare la materia. L’accoglienza massiccia non accompagnata dall’integrazione alla lunga non può portare a risultati positivi, bensì a caos e a costi gestionali e sociali. E se la soluzione sta nell’integrazione, questo comporta di fatto una “selezione” di alcuni fortunati. Perché se è vero che per motivi economici “non si possono accogliere tutti”, è ancor più vero che se ne possono integrare in numero ancora inferiore, perché i progetti di integrazione costano più cari dell’accoglienza pura”.
Conclude – “ricordiamo comunque che negli Sprar confluisce poco più del 20% degli stranieri, i restanti vanno nei CAS, i centri di accoglienza straordinaria, dove di progetti di integrazione non ve ne sono, i centri come quello di Ventimiglia, per intenderci, che non viene toccato da questa modifica degli Sprar”.