Vallecrosia, l’antica chiesa di San Rocco diventa un santuario

21 gennaio 2019 | 13:40
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Vallecrosia, l’antica chiesa di San Rocco diventa un santuario
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Vallecrosia, l’antica chiesa di San Rocco diventa un santuario
Vallecrosia, l’antica chiesa di San Rocco diventa un santuario

L’ha annunciato il vescovo Suetta alla chiusura del Giubileo parrocchiale

Vallecrosia. L’antica chiesa di San Rocco diventa un santuario. E’ stato annunciato dal vescovo Antonio Suetta alla chiusura del Giubileo parrocchiale nella chiesa di San Rocco.

Sabato 19 gennaio alle 18, il vescovo Suetta era infatti presente alla celebrazione della chiusura del primo giubileo dell’istituzione della parrocchia, avvenuta il 17 gennaio 1968. Per l’occasione erano presenti, oltre ai fedeli, anche l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Armando Biasi, una delegazione dell’appena istituita confraternita delle Misericodie e la corale parrocchiale, che ha animato la celebrazione.

“Insieme a tutti i presenti abbiamo accolto con gioia l’annuncio del Vescovo – afferma il parroco, don AntonioL’antica chiesa di San Rocco, in ricordo di questo evento giubilare, da questo momento assume il prestigioso titolo di Santuario San Rocco”.

“E’ un motivo di gioia avere sul territorio parrocchiale e cittadino il dono di un santuario, unico nella diocesi, dedicato al nostro patrono nonché patrono secondario della diocesi – dichiara il parrocoNon mancheranno di sicuro eventi a carattere spirituale per scoprire sempre più il carisma di un santuario, particolarmente nel mese di aprile periodo in cui vorremo creare degli eventi sia a livello culturale che spirituale. Nel lontano 7 aprile del 1968, infatti, faceva ingresso nella chiesa antica di San Rocco, ora Santuario, il primo parroco: don Francesco Palmero”.

“Ringraziamo il nostro vescovo Antonio che ha accolto l’istanza del parroco e della comunità e ha elevato ad onore di santuario una chiesa sita sul territorio parrocchiale e carica di storia, archeologia e soprattutto carica della fede dei nostri antenati” conclude don Antonio Robu.