Shoah, dalla provincia di Imperia ai campi di sterminio più di 180 uomini e donne

27 gennaio 2019 | 07:37
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Shoah, dalla provincia di Imperia ai campi di sterminio più di 180 uomini e donne
Shoah, dalla provincia di Imperia ai campi di sterminio più di 180 uomini e donne
Shoah, dalla provincia di Imperia ai campi di sterminio più di 180 uomini e donne

Il numero maggiore è stato registrato a Sanremo, 73

Imperia.  Il 27 gennaio 1945 sono stati aperti i cancelli di Auschwitz, e il mondo è venuto così a conoscenza delle atrocità commesse dai tedeschi sotto il comando di Hitler. Quel giorno nel campo furono rivenute vive soltanto 7.000 persone, malate e inferme.

Negli anni dal 1943 al 1945 si verificarono deportazioni in tutta l’Europa. L’Italia, al tempo alleata con la Germania, fece deportare circa 7.500 ebrei italiani che persero la vita nei lager nazisti; ovvero il 13% dei 58.412 cittadini italiani di “razza ebraica o parzialmente ebraica” censiti nel 1938. In Liguria furono deportate 261 persone e di queste solo venti sono sopravvissute.

Secondo quanto si stima nel volume “Dalla Liguria ai campi di sterminio”, edito dall’Associazione nazionale ex deportati, in provincia di Imperia furono deportate 187 persone, tra uomini e donne. Il numero maggiore dei deportati tramite mandato d’arresto è stato registrato a Sanremo, 73 persone, seguono Imperia 50, Bordighera 25, Ventimiglia 15, Taggia 9, Diano Marina e Pieve di Teco 4, Isolabona 3, Camporosso, Dolcedo e Vallecrosia 1.

A Vallecrosia era anche presente un campo di concentramento, che fu edificato nel 1944, fatto di cui non tutti sono a conoscenza. Siccome quasi tutti gli ebrei erano già stati deportati, al suo interno all’inizio vi finirono solamente 5 donne, poi in seguito anche gli oppositori della Repubblica di Salò. Il campo rimase dimenticato fino al 2003 quando grazie a un’opera di recupero fu restaurato. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria.

Forse non tutti sanno che la ricorrenza del 27 gennaio in Italia si celebrava già prima del 2005, definita minuziosamente negli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211 “in memoria di tutti gli uomini e le donne che persero la vita durante l’Olocausto”.

Ma perché proprio il 27 gennaio?
Questa data è particolarmente significativa poiché in questa giornata le truppe sovietiche dell’armata rossa entrarono nella città di Oświęcim, in tedesco Auschwitz, dove scoprirono l’omonimo campo di concentramentoQuel giorno le vittime di Auschwitz furono liberate e messe in salvo.

Molto prima dell’entrata in vigore della legge del 2000, in Italia si discussero svariate date da proporre come ‘Giornata della Memoria’. Le proposte finali finirono per essere sostanzialmente due: quella del deputato Furio Colombo, che aveva proposto il 16 ottobre, data in cui nel 1943 si verificò il rastrellamento del ghetto di Roma, che portò alla cattura ed alla reclusione di oltre mille cittadini italiani di religione ebraica, e quella proposta dall’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti, che ritenevano andasse celebrata il 5 maggio, anniversario della liberazione di Mauthausen. Poiché la prima metteva troppo in risalto la responsabilità italiana riguardanti l’Olocausto, alla fine si preferì la seconda data, che divenne patrimonio dell’Unesco.

In tutta la Liguria i superstiti sono circa una ventina e soltanto pochissimi hanno lasciato una testimonianza diretta. Questa giornata perciò è un modo per non dimenticare ciò che è successo e per ricordare di impegnarci a creare un mondo più libero: lo dobbiamo alle vittime, ai sopravvissuti, ma soprattutto a noi stessi.

(Articolo scritto dal team di R24Young. Hanno collaborato Azzurra Rachelli e Marco Biancheri dell’Istituto C. Amoretti – Sanremo)