“Baglioni? Canta che ti passa”. Matteo Salvini risponde al conduttore del Festival di Sanremo che parla di immigrazione
A margine della conferenza stampa di lancio della sessantanovesima edizione della kermesse canora, Baglioni ha infatti lanciato un messaggio al governo
Sanremo. “Baglioni? Canta che ti passa, lascia che di sicurezza, immigrazione e terrorismo si occupi chi ha il diritto e il dovere di farlo”. E’ la lapidaria risposta del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini (Lega) al conduttore del Festival di Sanremo, Claudio Baglioni.
A margine della conferenza stampa di lancio della sessantanovesima edizione della kermesse canora, Baglioni ha infatti lanciato un messaggio al governo.
“Proprio in un’isola come Lampedusa, già 25 anni fa o forse più di un quarto di secolo fa, si avvertiva quello che si doveva chiamare all’epoca, perché oggi non lo è più, fenomeno degli sbarchi, degli arrivi per mare”, ha esordito in quello che il conduttore stesso ha definito “un pistolotto”, “ Ma l’intenzione della mia e della nostra manifestazione, degli oltre trecento artisti che erano venuti là a parlare della vita come arte dell’incontro, che poi era una delle frasi forti di Vinícius de Moraes, era quella di dire ‘noi siamo assolutamente preoccupati del fatto che ci siano dei viaggi per mare o attraverso qualsiasi altro sistema di locomozione che siano irregolari perché ci auguravamo che in un mondo perfetto qualsiasi movimento di esseri umani fosse regolabile e non cadesse in mano alla illegalità, allo sfruttamento, alla confusione, alla non gestione’. La classe politica, la classe dirigente e forse anche l’opinione pubblica, quindi un po’ ci dobbiamo mettere tutti dentro, ha mancato clamorosamente. E’ stato un po’ un disastro dal punto di vista culturale e gestionale che avrà delle ripercussioni e che ha già delle ripercussioni gravissime. La prima è di ordine intellettuale: il nostro Paese, ma non solo il nostro, è terribilmente incattivito, rancoroso. Lo è nei confronti di qualsiasi altro non sia piacevole, non sia fortunato, non sia amico nostro. Qualsiasi altro è un essere pericoloso. Guardiamo con sospetto anche la nostra ombra. Credo che le misure che sono state messe in atto da questo governo, come da tutti i governi precedenti, non siano assolutamente all’altezza della situazione. Ma adesso è una grana grossa. Se fosse stata presa in esame molti anni fa, forse non saremmo arrivati a questo punto”.
E ancora: “Detto questo a noi interessa creare di nuovo un senso armonico, perché il Paese è terribilmente disarmonico. E’ confuso, quasi cieco, nella direzione da prendere, che ci attacchiamo a questa idea della leggerezza e del divertimento per correrci incontro”.
A domanda precisa, Baglioni ha poi risposto toccando anche il caso dei 49 nove migranti rimasti per diciotto giorni sulla Sea Watch e Sea Eye: “Non si può pensare di risolvere la situazione di questi milioni di persone che sono in movimento o in situazione di disagio, evitando lo sbarco di quaranta o cinquanta persone. Siamo un po’ alla farsa e questo lo dobbiamo dire. Non credo che un dirigente politico oggi abbia l capacità di risolverlo, ma ci vorrebbe almeno la velleità di dire: signori qui siamo tutti di fronte a un problema e dobbiamo metterci tutti nelle condizioni di risolverlo. C’è un altro anniversario quest’anno: la caduta del muro di Berlino, trent’anni. A un certo punto, il mondo ha pensato di essere felice insieme e qui stiamo ricostruendo i muri e non li abbiamo mai abbattuti. Non credo che questo faccia la felicità degli esseri umani”.
Parole dure, che il vicepremier ha liquidato con una risposta secca, invitando il cantante a fare il suo mestiere.