Sanremo, lo storico Gandolfo ricorda il deputato e sindaco Paolo Manuel Gismondi

Negli anni della sua amministrazione il Comune approvò il regolamento per l’assegnazione delle prime case popolari e il progetto di un mercato ortofrutticolo
Sanremo. In occasione del 50° anniversario della scomparsa del deputato e sindaco di Sanremo Paolo Manuel Gismondi, che si batté, tra l’altro, alla Camera, in difesa degli interessi del Casinò di Sanremo e approvò il progetto del nuovo mercato ortofrutticolo di piazza Eroi Sanremesi, lo storico sanremese Andrea Gandolfo invia un suo breve profilo biografico:
Paolo Manuel Gismondi nacque a Sanremo il 7 novembre 1898 da Vincenzo e da Maria Giulia Maraldi. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza, svolse la professione di avvocato iscrivendosi al Partito popolare italiano nel 1919 e assumendone la segreteria provinciale dal 1922 al 1925. Assessore del Comune di Sanremo dal 1922 al 1923, fu candidato nelle liste del PPI alle elezioni politiche del 6 aprile 1924. In questo periodo entrò in contatto con Giovanni Amendola, che si era rifugiato in Francia, con Piero Gobetti e con don Luigi Sturzo, che accompagnò nel suo viaggio verso l’esilio.
Fornito di una vastissima cultura giuridica, attestata anche da una seconda laurea in diritto conseguita presso la prestigiosa università parigina della Sorbona sotto la guida del premio Nobel e consigliere di De Gaulle André Cassin, si distinse anche nel campo degli studi filosofici, collaborando tra l’altro alla rivista di studi crociani diretta da Vito Parente, uno dei più illustri discepoli di Croce. Sin da giovane entrò inoltre a far parte dell’Azione Cattolica, in cui avrebbe sempre militato.
Durante il periodo dell’occupazione tedesca entrò a far parte del primo CLN cittadino nel maggio 1944, fu rinchiuso nelle carceri di via Privata (l’attuale via Escoffier), venne arrestato nell’ottobre 1944 e fu compagno di cella del partigiano comunista Giuseppe Anselmi, fucilato dai nazifascisti a Castelvecchio d’Oneglia il 6 novembre 1944. Vice prefetto della Liberazione e segretario provinciale della Democrazia cristiana, entrò come assessore nella Giunta Siffredi costituitasi il 27 aprile 1945.
Nel maggio 1947 successe all’ingegner Eugenio Bottini nella carica di sindaco della città, guidando poi la Civica Amministrazione fino al maggio di quattro anni dopo. Durante il suo mandato ottenne dallo Stato, nel gennaio 1949, la cessione di Villa Zirio con tutto il giardino antistante per la somma complessiva di 35 milioni di lire. Nel 1928 aveva tra l’altro assistito la famiglia svizzera degli Ormond nelle trattative per la cessione delle loro proprietà sanremesi al Comune. Intanto il Consiglio comunale aveva ripreso in esame la questione Casinò, studiando in particolare la possibilità di indire una nuova gara d’appalto, nonostante la ferma opposizione a questa soluzione da parte del presidente dell’Azienda di Soggiorno e Turismo Nino Bobba, che era invece favorevole a una gestione diretta della Casa da Gioco da parte del Comune.
Negli anni della sua amministrazione il Comune approvò anche il regolamento per l’assegnazione delle prime case popolari costruite in via Dante Alighieri, e il progetto di un mercato ortofrutticolo da realizzarsi nel tratto compreso fra il torrente San Romolo e piazza Eroi Sanremesi, mentre in Valle Armea si inaugurava il nuovo cimitero cittadino. Il 24 settembre 1949 si verificò invece un mutamento del quadro politico cittadino determinato dalle dimissioni dei tre assessori comunisti della sua giunta Lorenzo Pastorini, Davide Buttafava e Gino Napolitano, che furono prontamente sostituiti da Giovanni Bellone al Turismo, Angelo Gentilini alla Polizia Urbana e Giulietta Borea d’Olmo all’Assistenza.
Nel dicembre successivo il Consiglio approvò il progetto, non più realizzato, della ricostruzione del Teatro Principe Amedeo, mentre nello stesso periodo venivano inaugurate le nuove scuole della frazione di Poggio. Alla fine del ’49 arrivò a conclusione la gara di appalto per la gestione del Casinò, indetta dall’Amministrazione comunale all’inizio dell’anno, che vide l’affermazione del commendator Pier Busseti, che aveva accettato di concedere al Comune la percentuale dell’81,70% degli incassi lordi, riservando per sé la percentuale restante più tutte le spese per il personale.
Nel gennaio 1950 il Consiglio comunale affidò quindi all’architetto Camus e all’ingegner Santagostino il progetto di sistemazione di piazza Colombo e deliberò di autorizzare la sosta delle autovetture soltanto sul lato sinistro di via Matteotti. Alla fine di gennaio dell’anno successivo si tenne invece la prima edizione del Festival della Canzone italiana nel salone delle feste del Casinò Municipale, una manifestazione destinata ad uno straordinario successo fino ai giorni nostri. Nel maggio 1951, dopo un’altra tornata di consultazioni amministrative, gli subentrò nella carica di sindaco Giovanni Asquasciati, che già ricopriva la carica di vice sindaco nella precedente amministrazione.
Oltre a ricoprire la carica di sindaco, fu anche eletto deputato nelle liste della Dc alle elezioni del 18 aprile 1948, sedendo in Parlamento per la I Legislatura fino al 1953. Durante la sua attività parlamentare difese con fermezza gli interessi della nostra città, intervenendo tra l’altro alla Camera per l’accantonamento della mozione Sturzo-Gasparotto sul gioco d’azzardo e patrocinando tutta una serie di iniziative a favore del nostro Comune.
Dopo la fine dell’esperienza parlamentare ricoprì ancora vari uffici pubblici, come quello di presidente dell’Ente Provinciale del Turismo, e si impegnò per la realizzazione della futura Autostrada dei Fiori tra Savona e Ventimiglia e la promozione culturale di Sanremo in tutta Italia. Si dedicò anche agli studi sulla pittura italiana del Quattrocento, su alcuni pittori della scuola ligure quali Brea e Magnasco, il pittore fiorentino Pierin del Vaga, e alla riflessione sulle Sacre Scritture. Morì a Sanremo il 3 dicembre 1968.