Sanremo Attiva, il decreto Sicurezza spiegato alla cittadinanza: sala gremita per il giudice Luppi
Ieri sera si è tenuto al 36 Caleidospazio il primo di una serie di incontri pubblici organizzati dal movimento civico
Sanremo. Sala gremita al 36 Caleidospazio di via venti settembre per l’evento organizzato ieri sera dal movimento Sanremo Attiva.
Il “decreto Salvini” raccontato dal giudice del tribunale di Imperia Paolo Luppi – nel primo di una serie di incontri pubblici che gli arancioni vogliono promuovere per rilanciare la propria azione sul territorio – hanno suscito l’attenzione e la partecipazione di una sessantina di persone.
Punto per punto sono stati analizzati gli aspetti più controversi della nuova normativa voluta dal vicepremier Salvini, alcuni dei quali, per Luppi, presentano dei profili di possibile incostituzionalità. Per esempio l’incremento da 90 a 180 del periodo in cui i migranti possono essere trattenuti nei centri di permanenza per il rimpatrio. Una violazione dell’articolo 13 della carta costituzionale – per il Gip imperiese – che garantiste come inviolabile la libertà individuale.
Una convenzione europea, poi, vieta agli Stati di creare apolidi, privando di ogni cittadinanza gli individui. Fatto che potrebbe accadere con la previsione di revoca della nazionalità per coloro che siano condannati per gravi reati contro l’ordine costituzionale.
Altre novità normative invece vengono lette come spot elettorali: “Che senso ha punire con una multa chi mendica qualche euro per strada?”, si domandano i presenti. Norma manifesto è anche l’aggravio della pena per chi occupa proprietà private o l’incremento della pena per chi effettua blocchi stradali.
L’ospite d’eccezione ha voluto fare un passaggio anche sulla situazione della criminalità in provincia di Imperia, tra gli elementi che più hanno influito sulle recenti ricerche pubblicate da alcune testate nazionali che vedono la Riviera tra le ultime province d’Italia per qualità della vita. Un duro j’accuse è stato lanciato dal giudice Luppi contro le autorità francesi che, a suo dire, hanno mancato di rispetto alla legge nelle pratiche di respingimento dei profughi. E poi, conclude: “Se non ci fosse la frontiera e la droga, in tribunale avremmo la metà del lavoro”.
A moderare l’incontro è stato l’avvocato Flavio Tovani.