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Abbo: “Bene la gestione in house. Il mandante dell’omicidio della città? Chi ha fatto venire Caltagirone”

14 dicembre 2018 | 18:22
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La pratica porto approda nel consiglio comunale del 20 e 21 dicembre.

Imperia. La delibera sul porto turistico sarà al centro del Consiglio comunale che torna a riunirsi  giovedì 20 dicembre e in prosecuzione la sera successiva.

A proposito degli intendimenti del sindaco Claudio Scajola di “restituire” lo scalo alla città attraverso la gestione della partecipata Goimperia, interviene  l’ex vicesindaco dell’era Capacci, oggi capogruppo di “Imperia al centro” (opposizione di centrosinistra)  Guido Abbo.

Accogliamo con favore -dice Abbo –   la notizia che l’amministrazione intende proseguire nella strada dell’affidamento in house per il completamento e per la gestione del porto turistico. Tale soluzione, da quanto si è appreso finora e in attesa di studiare gli atti della proposta di delibera, appare in continuità con le scelte della passata amministrazione e soprattutto è in linea con il programma elettorale che Imperia al Centro aveva proposto ai suoi elettori“.

Parimenti apprezzabile –  prosegue Abbo –  l’auspicio del sindaco che tale pratica possa essere approvata all’unanimità,  è nostro preciso convincimento che uno dei principali problemi di Imperia sia il fatto di essere divisa, e riteniamo che in situazioni intricate come quella del porto soltanto l’unione e la condivisione degli obiettivi da parte di tutta la città possa consentire di superare gli ostacoli e le difficoltà che ancora restano, per dipanare l’intricata matassa“.

Tuttavia –  affonda l’ex vicesindaco –  per ottenere tale risultato, è necessario che l’amministrazione lavori in assoluta trasparenza e con le carte scoperte. Non si possono firmare cambiali in bianco, su un tema così delicato e così divisivo. Per questo motivo, si stigmatizzano invece le parole di Scajola in relazione al passato. Se parla di “omicidio” ci trova concordi, ma i mandanti vanno ricercati in chi ha preso la scellerata decisione di affidare la costruzione del porto a Caltagirone, e il colpo di pistola lo ha sparato Acquamare nel 2011, quando ha trasferito 162 milioni di euro alla propria capogruppo Acquamarcia, prossima al fallimento, anziché utilizzarli per completare il porto”.

Il paziente -conclude Guido Abbo –  non è morto, ma è in coma farmacologico da 5 anni. Con l’affidamento alla Goimperia il porto è stato messo in posizione di sicurezza, in attesa che vi fossero le condizioni per poter tentare un risveglio, e ciò si è verificato da dicembre 2017, con la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato la decadenza della concessione demaniale alla Porto Spa.
Invitiamo il sindaco, se vuole davvero unire la città, a evitare d’ora in poi di parlare del passato del porto, tanto più con un chiaro sentimento di rivendicazione. Su tale argomento non ci potrà mai essere accordo. Lo invitiamo invece a proseguire nella strada della gestione pubblica, e di farlo con trasparenza, condivisione, cautela e umiltà. Soltanto in questo modo si potrà cercare di trovare, per il futuro, un’unione di intenti che consenta di archiviare definitivamente un passato assai funesto“.