Rapimento Cervia, il sanremese esperto di guerra elettronica: la Difesa ammette gli errori dello Stato

13 novembre 2018 | 16:19
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Rapimento Cervia, il sanremese esperto di guerra elettronica: la Difesa ammette gli errori dello Stato

Uno dei tanti misteri italiani

Roma. Il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, secondo quanto riporta l’Ansa, ha affermato di: “Riconoscere gli errori dello Stato, verso una famiglia che merita rispetto e verità”. Il caso è quella dell’ingegnere sanremese Davide Cervia, sergente della marina militare, esperto in guerra elettronica, misteriosamente scomparso nel settembre del 1990, all’età di 31 anni, da Velletri, dove viveva. E’ stato poi accertato che si trattò di un rapimento.

Di recente il Ministero della Difesa era stato condannato, in merito alla questione, al risarcimento simbolico di un euro ai parenti di Cervia per: “Avere violato il loro diritto alla verità”. Il precedente Governo aveva impugnato quella sentenza, ma ora, l’esecutivo gialloverde, ha deciso di non dar seguito a quel ricorso.

IL RACCONTO DI ERIKA E DANIELE, FIGLI DI CERVIA

Nostro padre si arruolò in Marina, come volontario, nel 1978 e frequentò il corso per ETE/GE (Tecnici elettronici/Guerra elettronica) presso Mariscuole di Taranto dove fu l’unico a conseguire tutti i brevetti previsti per i tecnici elettronici: ECM (Contromisure elettroniche disturbo emissioni radio altrui), ESM (Ricerca segnali comunicazioni radar), ECCM (Disattivazioni disturbo nemico). Studiò insieme ad altri tecnici in una palazzina a piano terra: per l’ingresso c’erano combinazioni segrete e cassaforti per ogni allievo per riporci i documenti; la brutta copia degli appunti doveva essere distrutta con il tritacarta e bruciata in appositi inceneritori. Dal corso in questione uscirono circa 20 tecnici, di cui uno solo era un GE.

Nel 1980 venne trasferito a La Spezia dove, insieme ad altri tecnici, curò il montaggio di apparecchiature segretissime del sistema “Albatros” sulla nave “Maestrale”, gioiello della flotta italiana. Fu l’unico ad occuparsi della manutenzione delle apparecchiature in questione, costruite da almeno 20 aziende differenti. Poiché i sofisticatissimi armamenti elettronici della nave “Maestrale” erano sconosciuti perfino agli istruttori della Marina, frequentò dei corsi di perfezionamento presso due importanti aziende belliche (SMA di Firenze e Selenia di Roma) diventando lui stesso istruttore e uno dei massimi specialisti in sistemi d’arma elettronici: tra i primi 10 in Europa e il migliore in Italia.

Per la delicatezza delle sue cognizioni, la NATO gli impose il “NOS” nulla osta di sicurezza, vincolandolo alla segretezza massima e al silenzio con tutti: nessuno al di fuori della Marina doveva sapere della sua specializzazione. La passione per il suo lavoro, che lo portava spesso lontano da casa, lasciò il posto all’amore per nostra madre e per noi figli. Si congedò alla fine del 1983. La sua vita procedette tranquilla, fin quando, il 12 settembre 1990 venne prelevato con la forza davanti casa, divenendo vittima di un illecito traffico d’armi supersofisticate e di tecnici altamente preparati, che, come dimostrano le migliaia di documenti in nostro possesso, una parte delle istituzioni italiane, a vari livelli, ha volutamente coperto fino a oggi”