Disparità di genere e pensioni, ecco a quanto ammonta lo svantaggio femminile nell’Imperiese

6 novembre 2018 | 11:37
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Disparità di genere e pensioni, ecco a quanto ammonta lo svantaggio femminile nell’Imperiese

Se il presidente dell’Inps ha denunciato segnali di maschilismo nel sistema “quota 100”, differenze tra uomo e donna nel trattamento pensionistico esistono già oggi

Imperia. Un gender gap dal valore di 587,83 euro lordi mensili. Tanto vale lo svantaggio femminile nelle pensioni in provincia di Imperia. Se il presidente dell’Inps Tito Boeri ieri ha denunciato segnali di maschilismo nella nuova manovra finanziarie, in particolare per “quota 100“, in realtà problema di genere nel trattamento pensionistico esistono già.

A darne i numeri è l’Infodata del quotidiano economico Il Sole 24 Ore che ha estratto dalla data warehouse dell’Istituto nazionale di statistica le cifre relative all’importo lordo annuale medio percepito dai pensionati su base provinciale. Ha così sottratto la somma incassata dalle donne a quella degli uomini e il risultato ottenuto lo ha poi diviso per i 12 mesi dell’anno ottenendo così una sorta di gender gap mensile. Risultato?

Nell’Imperiese la differenza tra l’importo lordo maschile e quello femminile supera i 500 euro. Meno della media nazionale, che è pari a 675,43 euro, ma pur sempre una cifra sostenuta, la cui disparità risulta ancora più inequivocabile confrontando il valore della rendita vitalizia annua degli uomini con quella delle donne, dove i primi hanno un guadagno di 18.091,55 euro lordi l’anno e le seconde di 11.037,61.

A livello nazionale la differenza più alta la si registra a Lecco, dove il gender gap mensile è di 918 euro. Seguono La Spezia e Genova, rispettivamente con 887 e 880 euro, che smascherano una Liguria pro-uomo, con stipendi, trattamenti professionali e appunto pensioni su un livello inferiore per le donne rispetto agli uomini.

Perché se le cause del gender gap nel trattamento pensionistico possono essere molteplici, si tratta sicuramente di una diretta conseguenza della disparità di genere che caratterizza il mondo del lavoro. Basti semplicemente pensare che nella nostra regione nel 2017 l’occupazione maschile è cresciuta di 5mila unità mentre quella femminile ne ha perse 7mila – dati Istat o semplicemente al cumulo di svantaggi che da sempre le donne collezionano nel corso della loro vita lavorativa: criticità di accesso, maternità, part-time “obbligatorio”.

Senza dimenticare che fino a qualche anno fa donne lasciavano la scena lavorato riva principalmente per vecchiaia, quindi raggiunti i limiti di età, mentre gli uomini per anzianità di servizio. Poi è arrivata la Fornero che ha alzato i requisiti di vecchiaia e il gioco è cambiato. Ma l’arrivo di Quota 100 che, come ha sottolineato Boeri, permette «alle donne di andare in pensione prima» mantenendo «la differenza di età di genere», potrebbe addirittura rivelarsi «“una trappola”» al femminile.