“Da quando c’è l’ordinanza lavoro nell’angoscia”. La storia di Patrizia, titolare della Sala Slot a Ventimiglia

24 novembre 2018 | 07:43
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“Da quando c’è l’ordinanza lavoro nell’angoscia”. La storia di Patrizia, titolare della Sala Slot a Ventimiglia
“Da quando c’è l’ordinanza lavoro nell’angoscia”. La storia di Patrizia, titolare della Sala Slot a Ventimiglia
“Da quando c’è l’ordinanza lavoro nell’angoscia”. La storia di Patrizia, titolare della Sala Slot a Ventimiglia
“Da quando c’è l’ordinanza lavoro nell’angoscia”. La storia di Patrizia, titolare della Sala Slot a Ventimiglia

Costretta ad alzare le serrande del suo locale solo la notte: “Non lo nascondo, ho paura”

Ventimiglia. “Da quando c’è l’ordinanza, lavoro con l’angoscia che mi accada qualcosa”. A dirlo è Patrizia Smecca, dal 2011 titolare della “Sala Slot” al civico 7 di via Mameli. Niente servizio bar, niente tabacchi. Nessun’altra possibilità di guadagno se non parte dell’introito ricavato dal gioco lecito e legale delle slot.

“Prima aprivo il locale alle 10 del mattino e chiudevo alle 20 di sera”, racconta Patrizia, che ora accende le luci della sua attività quando tutti gli altri negozianti di Ventimiglia le spengono, così come prevede l’ordinanza firmata dal sindaco Enrico Ioculano: le slot machine devono restare spente dalle 7 del mattino alle 19. Accese solo la notte.
“E’ una sensazione angosciante sapere di essere qui, da sola, alla mercé dei malintenzionati”. Sì perché a Patrizia non è rimasta altra possibilità che lavorare la notte per pagare l’affitto, le tasse e contribuire a mantenere la propria famiglia. “Ma Ventimiglia, di notte, è una città fantasma. Non c’è movimento, non c’è nulla. Se qualcuno volesse farmi del male, io potrei solo usare lo spray al peperoncino che mi sono comprata per difendermi”.

Ora, per far andare avanti la sua attività, Patrizia tiene aperto anche fino a dopo le 2, soprattutto nei weekend. “Ma vivo nell’ansia”, dice, “Entrano persone che non conosco, mentre prima c’erano clienti abituali, soprattutto negozianti, banchieri, francesi, stranieri e professionisti che magari nella pausa pranzo o il giorno di mercato venivano a trascorrere una decina di minuti qui per svagarsi e poi tornavano al lavoro”. Di ludopatici, secondo Patrizia, nel suo locale non ce n’erano: “Mai visto nessuno trascorrere ore e ore a giocare alle slot”, spiega, “Era un continuo turnover. Se ci fosse stato qualcuno che avesse giocato con particolare smania me ne sarei accorta. Ma così non era”.

Da divertimento legalizzato dallo Stato, a gioco “clandestino”. “Aprire quando fa buio… quasi mi sembra di dovermi nascondere, come se quello che faccio sia qualcosa di sbagliato, clandestino. Ma così non è”, continua Patrizia, che si appella al diritto di libertà di impresa tutelato dalla Costituzione. “E’ lo Stato a dover prendere decisioni in merito a possibili limiti del gioco, non il sindaco. Altrimenti diventa una dittatura. Anzi, qui a Ventimiglia sembra di essere in guerra, sembra che ci sia il coprifuoco, solo che io devo uscire quando tutti gli altri si chiudono in casa”. “Sono già stata minacciata di morte una volta in pieno giorno da un extracomunitario”, racconta, “Figuriamoci ora che lavoro di notte. Se il sindaco vuole tutelare le fasce deboli, allora deve tutelare anche me: metta me, donna, nelle condizioni di lavorare in sicurezza”.

Per far sentire la propria voce, Patrizia parteciperà, insieme ai colleghi, alla manifestazione pacifica indetta dall’associazione AS.TRO 2007 – Assotrattenimento (Confindustria): l’appuntamento è alle 10 di lunedì 26 novembre in piazza Libertà, davanti al palazzo comunale.