Ventimiglia, un radar per tracciare il volo del calabrone asiatico: caccia iper-tecnologica al killer delle api
E’ l’imperiese l’area maggiormente colonizzata dal calabrone asiatico
Ventimiglia. Una “micro-antenna” (tag trasponder), il cui segnale viene rimbalzato ad un radar armonico, posizionata sul dorso del calabrone asiatico e fissata con colla ortodontica per trasformare il “killer” delle api in un “cavallo di Troia” e annientare i nidi del pericoloso insetto, inserito nella black list delle specie la cui diffusione, in Europa, deve essere controllata e contenuta. E’ il dispositivo ideato da Marco Porporato (project leader) e Simone Lioy (project manager) del dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari dell’Università di Torino che per realizzarlo si sono avvalsi delle competenze di Riccardo Maggiora e Daniele Milanesio del dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico torinese. Un progetto, “Life StopVespa”, finanziato dall’Unione Europea, che ha come finalità principali il contenimento spaziale delle popolazioni di vespa velutina attraverso il contrasto della diffusione della specie asiatica. Il team di ricercatori oggi è al lavoro a Calvo, frazione di Ventimiglia.
E’ l’imperiese, infatti, l’area maggiormente colonizzata dal calabrone asiatico. Nella sola stagione 2018, dal mese di marzo ad ottobre, sono stati individuati e distrutti 600 nidi. “Si parte dalla cattura del calabrone asiatico con un retino”, spiega Marco Porporato, “Poi si incolla sul dorso di ciascun esemplare una piccola antenna che consente di individuare l’insetto e tracciarne il volo”. E’ proprio l’animale, trasformato in “spia”, ad indicare agli esperti dove si trova il nido in modo che questo possa essere neutralizzato. Un sistema di caccia iper-tecnologico, che si basa, come spiega Riccardo Maggiora, “Su un tag costituito da piccolo filo di rame dal diametro di 0,25 mm e da un diodo. Il filo di rame implementa l’antenna, la quale riceve il segnale a 9 gigahertz e lo ritrasmette a frequenza doppia. Mentre il diodo agisce all’interno del trasponder come moltiplicatore di frequenza”.
Individuare i nidi è fondamentale per contrastare il dilagare del calabrone: in ogni colonia, infatti, vengono allevati in media 6mila calabroni durante la stagione. In alcuni casi, gli esemplari allevati superavano gli 11mila. “Se pensiamo che per nutrire ciascuna larva servono circa 10 api”, aggiunge Porporato, “Ogni colonia di calabroni è in grado di sterminare un alveare, con gravissimi danni per l’apicoltura”.
“Ci sono studi che stiamo conducendo con il progetto Life StopVespa per verificare l’impatto del calabrone sull’ambiente”, continua l’esperto, “Per esempio sulle api selvatiche che svolgono un ruolo importante per l’impollinazione delle piante. Inoltre il calabrone ha un rischio potenziale per la popolazione. I nidi molte volte sono nascosti nella vegetazione, non riescono ad essere individuati. Se una persona arriva a poca distanza dal nido può essere aggredita da gruppi di calabroni, che attaccano le persone per difendere la loro colonia”.