Nathan Labolani aveva un fucile ed era in tenuta da caccia: le indagini sull’incidente ad Apricale
Tanti gli interrogativi per i quali gli inquirenti stanno cercando le risposte
Apricale. Era in tenuta da cacciatore e aveva con sé un fucile calibro 12, parecchie munizioni, una torcia e un coltellino Nathan Labolani, 19 anni, il giovane ucciso con un colpo di fucile all’addome, verso le 8 di ieri, da un cacciatore 29enne di Ventimiglia che, scambiandolo per una preda, ha esploso un colpo con la sua carabina calibro 300 Winchester Magnum. Ora è indagato per omicidio colposo.
Perché Nathan si trovava nel bosco con il proprio cane durante una battuta di caccia al cinghiale tra le squadre di Perinaldo e Camporosso regolarmente segnalata? Perché il giovane aveva un fucile con sé pur non avendo il porto d’armi? Alle domande stanno cercando di trovare una risposta i carabinieri, che indagano sul caso.
Resta anche da capire a chi appartenesse il fucile e per quale motivo il giovane si trovasse accovacciato dietro ad un cespuglio.
Stando a quanto ricostruito fino ad ora, sembra che il 29enne, vedendo qualcosa muoversi nel bosco, abbia urlato per avvisare di essere un cacciatore. Nessuno ha risposto. Convinto di trovarsi davanti ad una preda, l’uomo ha sparato.
Sul luogo della tragedia sono accorsi i vigili del fuoco, con il nucleo SAF, il Soccorso Alpino, il personale sanitario del 118, un equipaggio della Croce Azzurra di Vallecrosia e i carabinieri, con il capitano Francesco Giangreco. Con la speranza di salvare il giovane, alcuni soccorritori erano stati vericellati sul posto dall’elisoccorso di Cuneo. Quando l’equipe medica ha raggiunto Nathan, il giovane era ancora vivo, ma non è riuscito a sopravvivere alle gravissime ferite inferte dall’arma da fuoco.