Monica Paracchini, quando il motore di un’impresa è “La Consorte”

27 ottobre 2018 | 07:03
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Monica Paracchini, quando il motore di un’impresa è “La Consorte”

Dal sogno giovanile di dare nuova vita a un terreno abbandonato alla produzione di un vino autoctono dalle fragranze mediterranee

Sanremo. Spesso le imprese si identificano con una sola persona, quella del fondatore, del capo, del suo volto pubblico. A volte però l’impresa è una storia a due, che vede i suoi protagonisti affiancati “nella buona e nella cattiva sorte”. È il caso de “La Consorte”, la neonata etichetta di vini, prodotta dai coniugi Biancheri a Ciaixe, sulle alture di Ventimiglia.

Per Alberto e Monica la vita di coppia e quella d’azienda sono un tutt’uno. Almeno, per il sindaco di Sanremo e la moglie così è lassù, fra quei vigneti a 350 metri di quota, dove il mare lo si respira letteralmente, con i suoi profumi balsamici e di macchia mediterranea, il vento salmastro, le erbe aromatiche e gli agrumi. Un bouquet di fragranze che rivive in un Pigato e in una Granaccia autoctoni, prodotti in vigna, e non in cantina come il settore vinicolo degli ultimi anni ci ha abituato. Un bianco e un rosso totalmente naturali, che raccontano una storia d’amore per la terra, la natura, per le piccole cose della vita.

Del resto, “La Consorte” – che ha anche ottenuto la denominazione di origine controllata (DOC) – nasce dal desiderio di lui di esaudire il sogno di lei di ridare vita a vecchi terreni abbandonati. «Fin da giovani Alberto mi ha portata su questi terreni – racconta Monica Biancheri, all’anagrafe Paracchini . Sono trent’anni che sono di nostra proprietà, ma sono sempre rimasti inutilizzati, ed ogni volta che vi salivo m’immaginavo una grande vigna in cui fare la vendemmia, pigiare l’uva, trascorrere il tempo libero insieme alle nostre figlie. Lo scorso anno ha esaudito il mio sogno».

Da un desiderio espresso, Monica, nella vita di tutti i giorni interior designer, assume così la guida di un’impresa vinicola. «Mi dedico principalmente alla parte aziendale – prosegue con la sua gentilezza e semplicità – io sono un architetto di interni, e come tale mi è venuto spontaneo, almeno per il momento, cimentarmi nel progetto di riqualificazione dei terreni: fin da quando “La Consorte” era ancora nell’aria ho subito pensato a come ricrearli, rimodellarli, a come farli tornare ad essere quelli splendidi terrazzamenti che erano in passato».

Con incredibile passione, coltivandoli totalmente a vigneto con piante preesistenti, e reimpiegando materiali autoctoni della zona, così da salvaguardare l’equilibro naturale del paesaggio, quella terra incolta rinasce. «Abbiamo appena concluso la vendemmia per il Pigato – aggiunge Monica –. È stata una bellissima esperienza, condivisa da tutta la famiglia. Noi siamo così, facciamo sempre tutto insieme, passare le giornate in mezzo al verde è la nostra passione. Il Pigato entrerà in commercio nell’anno nuovo, dopodiché inizieremo la produzione della Granaccia».

Ma “La Consorte” non è solo vino. «Sono una donna che quando intraprende qualcosa ci si butta con tutta se stessa – aggiunge “il motore primo” dell’azienda –. E anche in questo caso, ho riversato nel progetto tutta la mia energia e passione, abbracciando, oltre al vino, la produzione dell’olio e del miele. Non è però finita qui. Tra i propositi, c’è pure quello di creare una cantina sociale per i piccoli produttori locali, vogliamo aiutarli a crescere facendosinergia. È un obiettivo in cui crediamo molto, specie considerando che il più delle volte in Liguria manca la collaborazione, la capacità di fare rete in questo settore. È il modo che io e mio marito abbiamo scelto per ringraziare questa terra, che in tanti anni ci ha dato molto. È anche una sfida appassionante».

E di sfide, quest’anno, la famiglia Biancheri ne affronterà diverse, ma «sempre uniti, come siamo abituati a fare», conclude “la consorte” del sindaco, sorridendo.

(Immagini: Jacopo Gugliotta)