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Gentilezza, quando un sorriso fa bene alla città

5 ottobre 2018 | 07:03
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Gentilezza, quando un sorriso fa bene alla città

La gentilezza aiuta a vivere bene e vivere una città gentile fa vivere meglio

Forse farà “sorridere” immaginare che si parli di gentilezza ed educazione in una rubrica che si occupa di città, abitare, vita sociale e design. Ma sorridere, non è forse un piacere?

E sorridere non è forse una forma di gentilezza verso se stessi e gli altri che rafforza relazioni umane e sociali? Io credo fermamente, e lo vivo ogni giorno con la mia professione, che la gentilezza sia una catena, come scrisse Goethe tanti anni fa, che tiene uniti gli uomini, e le persone hanno bisogno di vita relazionale.

Le nostre esistenze sono patrimoni di rapporti umani, sono con noi da sempre. Viviamo per noi, con noi e insieme agli altri. Io credo che i vantaggi della gentilezza siano unici, un potere che può cambiare le cose in meglio nella vita in generale. Pensiamo solo alla qualità delle relazioni, dove le “maniere forti” possono inficiare un ambiente relazionale lavorativo, mentre un po’ di “sana gentilezza” rafforza i legami, stempera le tensioni. E per chi è attento a costume e società la gentilezza è tornata anche di moda. Si trovano infatti in libreria molti trattati sulla gentilezza, in ristampa o di nuova pubblicazione.

In una “città generalizzata” dove la gentilezza prova a mettere un freno alla deriva antropologica che ha messo l’interruttore su off, scommettere sulla gentilezza come rallentamento a tutti i fenomeni derivanti dalla prolungata crisi, dalle difficoltà, dalla rabbia sfogata molte volte attraverso i social network dove il nuovo linguaggio prevede l’insulto quotidiano, magari in anonimato, sempre contro qualcuno per sfogare e sfogarsi contro tutto e tutti, una perdita di senso civico che non viene più insegnato nemmeno a scuola.

L’importanza relazionale degli individui si riflette ovviamente sulla città, sul suo tessuto urbano, storico. Il valore della cortesia insegnata sui banchi di scuola ieri, si pone quale fondamento relazionale sul lavoro e nella vita sociale domani. Vita sociale che investe la città, e tutti noi viviamo la città come nucleo relazionale.

Che sia in un locale, in una piazza, in un circolo sportivo, la vita di relazione ci avvicina gli uni agli altri. E non si pensi che la gentilezza sia un lusso, ad oggi potrei affermare che è divenuta quasi una necessità. Una città che fonda la sua anima su cortesia, buone maniere è una città che non grida. Una città che fa della gentilezza e della cortesia la sua bandiera è una città che attraverso le buona maniere conquista una migliore qualità della vita. Una città che sa ascoltare, sorridere è una città che assapora i momenti vissuti “faccia a faccia”, rituali che nel tempo aiutano a vivere.

Pensate solo al piacere di fare delle chiacchiere seduti su uno sgabello al bar durante l’aperitivo, o colazione al mattino. Immaginate se il locale fosse l’immagine dell’arroganza, delle cattive maniere, del linguaggio scurrile e volgare, ci andreste? Allo stesso modo l’espressione generale di una città brutale, maleducata, villana nel suo porsi, la vivreste? La gentilezza aiuta a vivere bene e vivere una città gentile fa vivere meglio. Se poi è una città a vocazione turistica implementa il turismo e la rende appetibile.

Possibile che scorrendo sul web le città più “gentili” non ci sia una città italiana? Io credo che tutto debba, come sempre, partire da noi, dalla nostra volontà di vivere meglio e condividere una città che sorride al mondo e a se stessa è sicuramente un buon inizio. Certo non è facile, ci sono mille problematiche di ogni ordine e carattere, ma la strada è questa , cosa ne dite, iniziamo da un sorriso?

Paolo Tonelli

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