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Come gestire la frustrazione: i consigli della dottoresa Daniela Lazzarotti

25 ottobre 2018 | 07:03
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Come gestire la frustrazione: i consigli della dottoresa Daniela Lazzarotti

E’ la situazione in cui viene a trovarsi una persona quando è ostacolata, temporaneamente o in modo permanente, rispetto a soddisfare i suoi bisogni

Si definisce frustazione la situazione in cui viene a trovarsi una persona quando è ostacolata, temporaneamente o in modo permanente, rispetto a soddisfare i suoi bisogni. L’incontrare ostacoli al soddisfacimento dei bisogni è da considerarsi la normalità nel corso dell’esistenza.

Lo sviluppo psicologico del bambino è strettamente legato ad un’alternanza di frustrazione e gratificazione. In genere è compito dei genitori saper somministrare la frustrazione in modo che diventi tollerabile. La madre, con la quale il bambino instaura la prima fondamentale relazione sociale, costituisce nella fase iniziale dell’esistenza la fonte principale da cui proviene la frustrazione dei bisogni.

E’ necessario per una buona, futura, adattabilità del nascituro che essa non raggiunga livelli elevati. Allo stesso tempo anche uno stile iperprotettivo, in cui il bambino è sottoposto a cure meticolose, a prescrizioni rigide, ad impedimenti rispetto alla possibilità di fare nuove esperienze, può essere fortemente limitante e quindi frustrante.

Anche una modalità fortemente remissiva ed indulgente, può essere dannosa. Il voler a tutti costi assecondare i bisogni dell’infante può creare disagi dal momento in cui l’individuo esce dal contesto familiare e l’ambiente esterno non favorisce le sue richieste esagerate. Questo ci permette di comprendere la complessità del ruolo genitoriale oltre che la sua centralità nello sviluppo della psiche dei figli.

La frustazione è il risultato di due tipi di blocco: cause esogene o cause endogene, quelle esterne comportano un senso di impotenza legata a condizioni al di fuori della persona che non si possono modificare, mentre le cause interne comportano delusione legata all’impossibilità ad ottenere ciò che desideriamo dovuto a carenze personali come mancanza di fiducia, paura della critica, di deludere ect..

I segnali legati alla frustrazione sono: risentimento, perdita di autostima e fiducia in me stessi, rassegnazione, rinuncia, stress, depressione ovvero una sorta di una spirale verso il basso. La frustrazione genera rabbia e la rabbia genera aggressività che, in genere, viene diretta verso l’oggetto o la persona percepiti come la causa del mancato soddisfacimento dei propri bisogni ed obiettivi. La perdita di fiducia e della stima di sé sono effetti collaterali frequenti quando si è in difficoltà nel raggiungere un obiettivo.

Rinunciare a realizzare un sogno per sfiducia nelle proprie capacità oggi farà si che anche i progetti seguenti saranno a rischio perché potremmo anche in futuro non essere in grado di valutare con precisione le nostre capacità. Quanto più siamo convinti di non farcela quanto più sarà probabile che verificheremo di non riuscire a realizzare ciò che desideriamo.

Tuttavia, l’abbandono di un obiettivo può essere una risposta alla frustrazione, quando una persona sperimenta ripetutamente questa modalità senza tentare di individuare modi alternativi per approcciare all’obiettivo sperimenta la rassegnazione. Lo stress per mancato soddisfacimento del nostro bisogno di auto-realizzazione comporta un’usura fisica e mentale.

Un’estrema, frequente e prolungata frustrazione produce risposte quali irritabilità, rabbia, astenia, emicrania, colite, ipertensione, gastrite, ulcera fino alla manifestazione della depressione. Altre reazioni alla frustrazione sono: l’abuso di sostanze o alcool, disturbi alimentari come modalità ingannevoli per fronteggiare lo stress.

Non è realistico pensare di non potersi mai sentire frustrati piuttosto si può imparare a portare avanti progetti di vita riducendo al minimo la frustrazione per essere sicuri di non reagire in modo maladattivo. Bisogna fare in modo che l’esperienza passata funga da insegnamento e non da blocco per il futuro.

E’ necessario essere in grado di valutare con precisione le nostre abilità sulle quali far leva i punti di forza ,e quei limiti che impediscono di risolvere un problema per raggiungere l’obiettivo. L’autocritica e il vittimismo generalizzati non sono una buona soluzione, è invece utile valutare quali tipo di problemi si sono incontrati nel passato, cosa ha funzionato e cosa invece va modificato nella nostra modalità di relazione al fine di sviluppare un piano efficace di azione per i progetti futuri.

Anche prendere le cose con calma può essere d’aiuto per affrontare passo passo senza ansie eccessive o irrealistiche. Se ci si sente turbati, tristi, ansiosi, impazienti è più conveniente fare una pausa, non agire in uno stato emotivo alterato, per poi riconsiderare il piano d’azione a mente lucida.

Attraverso un percorso di psicoterapia si può imparare a gestire la frustrazione attraverso tecniche di rilassamento come l’ipnosi e mindfullness, imparare a riconoscere gli schemi disfunzionali e sviluppare nuove soluzioni.

Dott.ssa Daniela Lazzarotti

www.danielalazzarotti.com

www.facebook.com/dottoressalazzarotti